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Manchette di prima

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Manchette di prima

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E’ uscito il nuovo libro di Maria Assunta Scannerini: ” Il lume della bellezza. Arte e filosofia neoplatonica nell’ umanesimo ”

È usci­to il secon­do libro con que­sta Casa Edi­tri­ce, la Per­se­pho­ne Edi­zio­ni, di Maria Assun­ta Scan­ne­ri­ni dal tito­lo “Il lume del­la bel­lez­za. Arte e filo­so­fia neo­pla­to­ni­ca nell’Umanesimo”, dedi­ca­to al sim­bo­li­smo neo­pla­to­ni­co pre­sen­te nel­la pro­du­zio­ne pit­to­ri­ca del Rina­sci­men­to. Un Sag­gio pia­ce­vo­le da leg­ge­re, un’analisi filo­lo­gi­ca minu­zio­sa, un ric­co con­tri­bu­to di rife­ri­men­ti alle fon­ti anti­che vol­to a deli­nea­re una strut­tu­ra del­la cono­scen­za o meglio a sve­la­re il pro­ce­de­re feno­me­no­lo­gi­co del­la coscien­za stes­sa nel suo atto di “indi­vi­duar­si”, uno yoga del­la cul­tu­ra occi­den­ta­le giun­to fino a noie  su cui Karl Gustav Jung ha fon­da­to la sua Psi­co­lo­gia Trans­per­so­na­le (Psi­co­lo­gia Spi­ri­tua­le). Un sape­re che deve ritor­na­re attua­le per la com­pren­sio­ne del sen­so stes­so del vive­re uma­no e del valo­re del nostro posto nel mon­do.

Dice l’Autrice nell’Introduzione:

Quan­do osser­via­mo un qua­dro rina­sci­men­ta­le, soprat­tut­to del pri­mo Rina­sci­men­to, non dob­bia­mo dimen­ti­ca­re la filo­so­fia  che con­trad­di­stin­se tale perio­do, il Neo­pla­to­ni­smo cri­stia­no uma­ni­sti­co, che Mar­si­lio Fici­no divul­gò come dot­tri­na e come cul­tu­ra, che Ange­lo Poli­zia­no mise in ver­si e che San­dro Bot­ti­cel­li dipin­se, inve­ro imi­ta­ti da altri alfie­ri del­la Rina­sci­ta, per­che in quell’epoca, pur­trop­po bre­ve ma dav­ve­ro « aurea» – cosi i Neo­pla­to­ni­ci stes­si la defi­ni­va­no – fio­ri­ro­no altre per­so­na­li­tà rag­guar­de­vo­li, alcu­ne mol­to famo­se, altre ingiu­sta­men­te dimen­ti­ca­te.

Que­sto sag­gio vuo­le esse­re un tri­bu­to loro rivol­to, nes­su­no esclu­so, per­che il loro esem­pio ci inse­gna che, pur se il vol­ge­re del­la sto­ria tra­vol­ge tut­to, l’amore per la cul­tu­ra e per la con­ser­va­zio­ne dei frut­ti del sape­re come cose «auree», for­ma – per para­fra­sa­re il tito­lo di un’opera di Pico del­la Miran­do­la – la digni­ta dell’uomo.

Ho spes­so imma­gi­na­to l’entusiasmo, l’emozione amo­ro­sa, che può aver col­to Mar­si­lio, chi­no su pagi­ne ingial­li­te, alla fio­ca luce di un lume, nel deci­fra­re uno scrit­to muto da seco­li, nel ritro­va­re per pri­mo in un codi­ce anti­co la voce dimen­ti­ca­ta di un gran­de, la con­fer­ma di una sua tesi, un altro «anel­lo» di quel­la «cate­na del­la sapien­za» che egli, seguen­do il suo mae­stro Gior­gio Gemi­sto Ple­to­ne, sta­va rial­lac­cian­do con pazien­za ed «entu­sia­smo» .
Quel­lo «stra­no uomo che suo­na­va inni orfi­ci sul liu­to, che stu­dia­va la magia e com­po­ne­va can­ti astro­lo­gi­ci, que­st’uo­mo gob­bo, ble­so, poli­ti­ca­men­te timi­do, sen­za amo­re, malin­co­ni­co tra­dut­to­re di Pla­to­ne, Plo­ti­no, Pro­clo, Esio­do, dei Libri Erme­ti­ci, auto­re lui stes­so di alcu­ni tra gli scrit­ti più dif­fu­si e influen­ti (Com­men­to al Sim­po­sio) e scan­da­lo­sa­men­te peri­co­lo­si (Liber de vita) del suo tem– po», come lo ha defi­ni­to James Hill­man, ha ali­men­ta­to con il suo pen­sie­ro anche il lasci­to del­la Bel­lez­za di pit­to­ri e arti­sti del­la sua epo­ca – e non solo.
Cer­che­re­mo di vede­re con quell’«occhio dell’anima» che Fici­no e i suoi mae­stri, soprat­tut­to Plo­ti­no, inco­rag­gia­va­no a usa­re per otte­ne­re la Cono­scen­za, per disve­la­re la Veri­ta, per con­tem­pla­re il« lume del­la Bel­lez­za».

Par­ten­do dal­le tesi filo­so­fi­che e met­ten­do in pra­ti­ca i cano­ni inter­pre­ta­ti­vi del sim­bo­li­smo che ci sono sta­ti sug­ge­ri­ti dagli stes­si Neo­pla­to­ni­ci rina­sci­men­ta­li, esa­mi­ne­re­mo qual­che dipin­to famo­so, cer­can­do di coglie­re il «mol­te­pli­ce» rac­chiu­so­vi per «giun­ge­re all’unita», per­che un’opera d’arte pit­to­ri­ca non e sola­men­te le moven­ze del­le pen­nel­la­te, l’accostamento più o meno riu­sci­to dei colo­ri, la bel­lez­za del trat­to, il para­go­ne con un pit­to­re piut­to­sto che con un altro e nep­pu­re le dia­tri­be per un’attribuzione, ma e anche la cul­tu­ra che rap­pre­sen­ta e, soprat­tut­to rife­ren­do­ci a «quel­la» età, i signi­fi­ca­ti che l’artista vuo­le tra­smet­ter­ci nei vari livel­li di intel­li­zio­ne. «Ioca­ri serio, et stu­dio­sis­si­me lude­re»: «scher­ze­re­mo» ma seria­men­te e «gio­che­re­mo» (ovve­ro lavo­re­re­mo su quan­to e «dis­si­mu­la­to») con mol­to impe­gno, come pare con­si­gliar­ci Fici­no  all’inizio del Proe­mio dell’In Par­me­ni­dem, il com­men­to al Par­me­ni­de pla­to­ni­co.

Maria Assun­ta Scan­ne­ri­ni è nata all’Isola d’Elba, dove vive. Lau­rea­ta in Let­te­re clas­si­che (Pisa, 1979), è appas­sio­na­ta del­la cul­tu­ra clas­si­ca gre­ca e lati­na, del­la filo­so­fia neo­pla­to­ni­ca e dell’opera di Gia­co­mo Leo­par­di. Ha recen­te­men­te pub­bli­ca­to Ari­ma­ne, la scel­ta del­le tene­bre: Gia­co­mo Leo­par­di ed il Neo­pla­to­ni­smo orfi­co-maz­dei­sti­co di Gior­gio Gemi­sto Ple­to­ne (You­can­print, 2017), l’articolo Le influen­ze neo­pla­to­ni­che nel­la fon­da­zio­ne di Por­to­fer­ra­io, la cit­tà dell’armonia sul­la rivi­sta «Lo sco­glio» (I qua­dri­me­stre 2019, anno XXXVII), Il segno dell gine­stra: il sim­bo­li­smo neo­pla­to­ni­co pre­sen­te nel­la poe­sia ‘La gine­stra’ di Gia­co­mo Leo­par­di (Per­se­pho­ne Edi­zio­ni, 2019).

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