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Moby, ancora brutte notizie per la Balena blu

Il Grup­po Moby è entra­to uffi­cial­men­te in default (il Default, in ter­mi­ni eco­no­mi­ci, è l’in­ca­pa­ci­tà patri­mo­nia­le di un debi­to­re di sod­di­sfa­re le pro­prie obbli­ga­zio­ni), non essen­do sta­to in gra­do di paga­re né la cedo­la sul suo bond da 300 milio­ni di euro, né gli inte­res­si matu­ra­ti ammon­tan­ti a 260 milio­ni.
Gli obbli­ga­zio­ni­sti, riu­ni­ti nell’Ad Hoc Group, ave­va­no com­pra­to tem­po fa sul mer­ca­to secon­da­rio oltre il 50% dell’emissione obbli­ga­zio­na­ria quo­ta­ta alla Bor­sa del Lus­sem­bur­go, le cui nego­zia­zio­ni sono ora sospe­se, dopo che lo scor­so feb­bra­io han­no toc­ca­to il mini­mo attor­no a 29,5 cen­te­si­mi, per risa­li­re solo sino a 32,7 cen­te­si­mi nei gior­ni scor­si.
Il 29 feb­bra­io scor­so è sca­du­to con lo stand­still agree­ment che Moby ave­va sigla­to l’11 feb­bra­io per tro­va­re una qua­dra su un pos­si­bi­le accor­do di ristrut­tu­ra­zio­ne del debi­to, sen­za che gli obbli­ga­zio­ni­sti met­tes­se­ro in atto misu­re di rim­bor­so for­za­to dei bond (lo Stand­still agree­ment, che let­te­ral­men­te signi­fi­ca “accor­do di fer­mo”, si rife­ri­sce a varie for­me di accor­do che le impre­se pos­so­no sti­pu­la­re per ritar­da­re azio­ni che potreb­be­ro altri­men­ti ave­re luo­go per leg­ge). Il fat­to stes­so di non aver paga­to le cedo­le a metà feb­bra­io è già di per sè, tec­ni­ca­men­te un default.
Con­tem­po­ra­nea­men­te la Moby ave­va sigla­to un accor­do (sem­pre del tipo stand­still agree­ment) con le ban­che finan­zia­tri­ci cre­di­to a medio ter­mi­ne di 260 milio­ni di euro, ma anche que­sta mora­to­ria è sca­du­ta a fine feb­bra­io.
C’è sta­to inol­tre un pro­gres­si­vo peg­gio­ra­men­to del­la liqui­di­tà: in nove mesi il grup­po ha bru­cia­to 115,9 milio­ni di euro dopo i 108,1 milio­ni bru­cia­ti nei pri­mi nove mesi del 2018, men­tre tra gen­na­io e giu­gno era sta­ta bru­cia­ta cas­sa per 83,1 milio­ni. A fine set­tem­bre 2019, quin­di, Moby ave­va cas­sa per 56,2 milio­ni con­tro gli 89 milio­ni di euro di fine giu­gno e con­tro i 125,5 milio­ni di cas­sa che ave­va a fine set­tem­bre 2018.
A ini­zio mar­zo La Com­mis­sio­ne euro­pea ha sta­bi­li­to che gli 846 milio­ni di euro pub­bli­ci ver­sa­ti alla com­pa­gnia Tir­re­nia (con­trol­la­ta al 100% dal grup­po Moby dal 2015) tra il 2009 e il 2020 non sono aiu­ti di Sta­to, di con­se­guen­za dovran­no esse­re paga­ti anche i 180 milio­ni di euro che anco­ra deve allo Sta­to ita­lia­no. Si trat­ta del sal­do dovu­to per l’acquisizione del 60% di Tir­re­nia-Cin che anco­ra non era di Moby, di que­sta som­ma la pri­ma rata da 55 milio­ni anda­va paga­ta nell’aprile 2016, la secon­da da 60 milio­ni entro l’aprile 2019 e la ter­za da 65 milio­ni nell’aprile 2021.

Fon­te www.bebeez.it

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