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Paola Mancuso: Porto di Rio Marina, un protocollo non sana la procedura del Comune

Per chi ha avu­to espe­rien­za poli­ti­ca e ammi­ni­stra­ti­va non è dif­fi­ci­le com­pren­de­re lo sfor­zo del­l’Au­to­ri­tà di Siste­ma Por­tua­le di resti­tui­re un con­te­nu­to accet­ta­bi­le allo scel­le­ra­to per­cor­so ammi­ni­stra­ti­vo avvia­to dal comu­ne di Rio per affi­da­re la gestio­ne del Porto.

Un empas­se isti­tu­zio­na­le di non poco con­to affron­ta­to respon­sa­bil­men­te e con enco­mia­bi­le impie­go di ener­gie per recu­pe­ra­re una via d’u­sci­ta ad una stra­da che vie d’u­sci­ta peral­tro non ne ha.

Ecco dun­que che la boz­za di pro­to­col­lo appro­va­ta dal Comu­ne di Rio ed aven­te ad ogget­to la col­la­bo­ra­zio­ne tra comu­ne e auto­ri­tà di siste­ma por­tua­le sul­la base del­l’art. 15 Leg­ge 241/90 (del­la qua­le peral­tro non si rie­sco­no a com­pren­de­re i pre­sup­po­sti appli­ca­ti­vi trat­tan­do­si non di atti­vi­tà in comu­ne ma di eser­ci­zio di com­pe­ten­ze isti­tu­zio­na­li attri­bui­te da Leg­gi del­lo Sta­to) non spo­sta di un cen­ti­me­tro l’ir­re­go­la­ri­tà degli atti assun­ti ed anzi con­fer­ma che un qua­dro di coor­di­na­men­to del­le rispet­ti­ve fun­zio­ni ammi­ni­stra­ti­ve non esi­ste­va così come non esi­ste­va un uni­vo­co impe­gno politico.

Ma se da que­sto pun­to di vista il pro­to­col­lo for­se rista­bi­li­sce una civil­tà dei rap­por­ti isti­tu­zio­na­li del­la qua­le si era igno­ra­ta l’im­por­tan­za, non ser­ve a can­cel­la­re l’as­so­lu­ta impra­ti­ca­bi­li­tà del per­cor­so avviato.

Come può un comu­ne sosti­tuir­si ad un altro ente pub­bli­co nel deter­mi­na­re gli ele­men­ti del­la sua pro­gram­ma­zio­ne quan­do il coor­di­na­men­to tro­va nell comi­ta­to di gestio­ne la pro­pria sede istituzionale?

Come si fa a dichia­ra­re la com­pa­ti­bi­li­tà urba­ni­sti­ca rispet­to ad atti urba­ni­sti­ci che non sono di pro­pria com­pe­ten­za come il pia­no rego­la­to­re por­tua­le o come si ten­ta di modi­fi­car­la con un pro­ject finan­cing quan­do la leg­ge 84/94 disci­pli­na spe­ci­fi­che pro­ce­due e com­pe­ten­ze per la sua appro­va­zio­ne e le even­tua­li varianti,

Come si fa a con­di­zio­na­re lo svi­lup­po futu­ro del por­to di Rio Mari­na, le sue even­tua­li fasi di attua­zio­ne ed i pos­si­bi­li rea­li inve­sti­men­ti a fron­te del­la “siste­ma­zio­ne” dei Vol­to­ni per lasciar­li poi nel­la gestio­ne del sog­get­to pri­va­to come se nien­te fosse?

Come si fa ad attri­bui­re al comu­ne il pote­re di asse­gna­re con­ces­sio­ni del­le qua­li non è il tito­la­re ma a sua vol­ta il concessionario?

L’in­di­vi­dua­zio­ne del­la sta­zio­ne appal­tan­te non spo­sta le com­pe­ten­ze isti­tu­zio­na­li degli enti altri­men­ti sareb­be basta­ta una tele­fo­na­ta a Cor­si­ni per risol­ve­re l’an­no­so pro­ble­ma del­la rifor­ma dei porti.

Maga­ri un pare­re pre­ven­ti­vo del­l’Au­to­ri­tà Nazio­na­le Anti Cor­ru­zio­ne toglie­reb­be ai cit­ta­di­ni ogni dub­bio sul­la cor­ret­tez­za del­l’o­pe­ra­to di chi li amministra.

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