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Manchette di prima

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Quello che l'altri dovrebbero di'

Manchette di prima

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L’ Attesa e la positività. Il racconto di Filippo Randelli

Il 3° (L’ATTESA) e il 4° Capi­to­lo (POSITIVITA’) del­la toc­cante espe­rien­za di Fil­ip­po Ran­del­li, capo­liverese di adozione e cit­tadi­no ono­rario, orto­pe­di­co, ma che è sta­to anche di turno in un repar­to COVID a Milano. Purtrop­po saba­to è risul­ta­to pos­i­ti­vo al Coro­n­avirus e noi capo­livere­si, noi elbani gli siamo tut­ti vici­ni in ques­ta sfi­da che appe­na guar­i­to lo porterà ad ass­apo­rare l’aria, il mare e i pro­fu­mi del­la sua ama­ta iso­la.
Forza Fil­ip­po, siamo con te.
Boia chi mol­la!

3° Capi­to­lo: L’ATTESA
Mat­ti­na. Pri­mo giorno dopo inizio dei sin­to­mi.
Nes­sun pen­siero pos­i­ti­vo. Sto bene. Abbas­tan­za.
Ma non trop­po. Oggi sto a casa. Vedi­amo. Sono in auto-osser­vazione. Colazione. IQOS. Com­put­er. Out­look.
Non ho mai avu­to così poche mail anco­ra da leg­gere. Par­lo di quelle in gras­set­to. Logi­co. Iso­la­to in una stan­za. Il com­put­er è l’unica inter­fac­cia di rilie­vo. Non si fa altro a casa. Com­put­er. Tele­fono. IQOS. Un susseguir­si. Monot­o­no.
Ma ho in bal­lo parec­chie cose. Il libro sul­la chirur­gia con­ser­v­a­ti­va dell’anca con Nico­las Bonin e Vikas Khan­du­ja come Co-Edi­tors per Springer. In dirit­tura d’arrivo. Un numero spe­ciale del KKSTA sul­la patolo­gia per­itro­can­ter­i­ca. Un Sup­ple­men­to del Jour­nal of Hip Preser­va­tion Surgery su casi clin­i­ci par­ti­co­lari. Un webi­nar di trau­ma­tolo­gia. Qualche capi­to­lo del libro di mio fratel­lo per Spe­cial­iz­zan­di in Orto­pe­dia e Trau­ma­tolo­gia. Gli abstract per il con­gres­so del­la SIOT (Soci­età Ital­iana di Orto­pe­dia e Trau­ma­tolo­gia). Lavori per l’ISHA (Inter­na­tion­al Soci­ety for Hip Arthroscopy) Etc.
Ogni tan­to mis­uro la sat­u­razione e la tem­per­atu­ra.
La sat­u­razione va sem­pre bene 97–98; 99 se respiro a boc­ca aper­ta. Devi­azione del set­to nasale. Un difet­to di nasci­ta. Nes­suno è per­fet­to.
La tem­per­atu­ra. Meno.
Beep Beep Beep.
36.9
Beep Beep Beep.
37.3
Beep Beep Beep.
37.5
Beep Beep Beep.
37.7
Non la mia tem­per­atu­ra di sem­pre: 36.2. Tem­per­atu­ra che conosco bene ormai. Mon­i­tora­ta per 15 giorni dopo il con­tat­to, sen­za dis­pos­i­tivi di pro­tezione, con un paziente con femore frat­tura­to, riv­e­latosi poi pos­i­ti­vo al virus. Uno dei pri­mi casi di covid del mio ospedale. Ho già ese­gui­to un tam­pone, neg­a­ti­vo, la pri­ma set­ti­mana di mar­zo. Poi per­mane il dolore pos­te­ri­ore. Dor­sale. In bas­so. A destra. Ma, soprat­tut­to, il mio rit­mo car­dia­co. Da due set­ti­mane una musi­ca sen­za rit­mo.
Extra­sis­toli. Bat­ti­ti aggiun­ti. Fas­tidiosi. Inter­val­lati da lunghe pause. Tu-tum………….tu-tum……………tu-tum. BIGEMINISMO. Apple watch………
Quin­di bradi­car­dia al pos­to del­la mia soli­ta tachi­car­dia. Insoli­to.

MAI TRANQUILLI.
Ecco per­ché ero anda­to a trovare il Prof. Pap­pone ieri. Mi ha ras­si­cu­ra­to. La sera stes­sa è inizia­to il lievis­si­mo aumen­to del­la tem­per­atu­ra. E quin­di oggi. La tem­per­atu­ra che aumen­ta.
Chi­amo Mar­ta Sac­chi. Medico Com­pe­tente del mio Ospedale. Cor­diale e disponi­bile. Gen­tile. Quel­lo che ci vuole ora. Bra­va.
Spiego. Pausa. Pausa. “Tam­pone”. “Stai a casa”. Ma di quest’ultimo con­siglio non c’era bisog­no. Ma quan­do il tam­pone? “Domani mat­ti­na, chi­amo e lo autor­iz­zo io. Non ti pre­oc­cu­pare”. Va bene.

L’ATTESA è ele­men­to pre­pon­der­ante nel mon­do covid.

Tut­ti stan­no atten­den­do qual­cosa.
Io di capire se ho il virus. Il Dr. D’Anna di sapere se non l’ha più. Alcu­ni di sapere se han­no una pol­monite. Altri di sapere la pro­pria sat­u­razione. Altri atten­dono notizie dei pro­pri cari. E chi più ne ha più ne met­ta.
TUTTO IL MONDO ATTENDE. Attende di sapere quan­do finirà.
Fini­ta l’attesa sarà il tem­po dei ricor­di. Amari. Si è fat­ta Sera.
Man­gio. Solo. In stu­dio. Mi por­ta, Lau­ra, il cibo, su un vas­soio.
Tipo servizio in cam­era. Otti­mo. Lo abban­dona sulle scale. Aspet­to che risal­ga. Apro. Lo pren­do. Chi­u­do. Ripon­go sul­la mia scriva­nia. Man­gio. Di gus­to! Pen­so allo­ra. Non sono mala­to. Pen­siero peri­coloso. Scara­manzia.
La tem­per­atu­ra sale anco­ra un pochi­no.
Sen­to mio fratel­lo. Vado in cam­era. 30 minu­ti e mia moglie mi las­cia fuori dal­la por­ta un sac­chet­to. Far­ma­ci!?!
Mio fratel­lo. Grande. Di Notte. Ha gira­to. Ha cer­ca­to immag­i­no in più far­ma­cie. Ha trova­to i far­ma­ci.
Plaque­nil. Fluimu­cil. Tazocin. Cebion. Enoxa­pa­ri­na!
Li conosco bene.
Sono i far­ma­ci base che usi­amo anche noi a San Dona­to. Lau­ren­zia e Fed­er­i­ca docent.
Man­cano gli antivi­rali “puri” ed il mon­o­clonale. Ma quel­li sono far­ma­ci ospedalieri. E poi io ho solo poche linee di feb­bre.
Però sono un sogget­to a ris­chio. E questo bas­ta.
Se si assumono i far­ma­ci subito è più facile avere un decor­so blan­do del­la malat­tia. Non con­fer­ma­to. Però logi­co. Ci cre­do.
E nel dub­bio di aver con­trat­to il VAIRUS pren­do la sera stes­sa Plaque­nil, Fluimu­cil e Tazocin. Male non faran­no, non trop­po, e mag­a­ri mi allon­tan­er­an­no dal ris­chio del­la for­ma grave.
La for­ma grave. Il vero prob­le­ma del COVID. Come avere trop­po piom­bo. Ti por­ta in alta pro­fon­dità. Ver­so il fon­do.
Mi sono immer­so sen­za accorg­er­mi? Sto nuotan­do in super­fi­cie? O sono fuori dall’acqua? Che sfi­ga.
Impos­si­bile sapere. Il tam­pone potrà toglier­mi almeno qualche dub­bio. Oltre all’attesa infat­ti c’è il dub­bio. Altro ele­men­to carat­ter­is­ti­co di questo mon­do virale. Il dub­bio uccide.
Doubt kills more dreams than fail­ure ever will (Suzy Kassem).
Il dub­bio uccide più sog­ni di quan­to pos­sa mai fare un fal­li­men­to.
Il dub­bio di aver­la con­trat­ta, l’infezione. Il dub­bio su quan­do e come sia sta­to infet­ta­to. Il dub­bio su come si com­porterà.
Il dub­bio sul­la ter­apia. DUBBI. TANTI. Il dub­bio su chi pos­sa aver infet­ta­to io.
Questo forse l’ho un po’ meno. Sono sem­pre sta­to atten­tis­si­mo. Per­ché?
Mi viene in mente un aned­do­to. Un viag­gio. Del­la sper­an­za. 2002. Novem­bre. Cam­bridge. Ho orga­niz­za­to tut­to da solo.
Vole­vo vedere all’opera il più grande artro­scopista dell’anca. Richard Vil­lar. Richard Vil­lar. 67 anni oggi.
Molto alto e di bell’aspetto. Non ha anco­ra trova­to il bar­bi­ere gius­to però.
Chirur­go di guer­ra e uffi­ciale delle forze spe­ciali ingle­si nel­la sua pri­ma vita. Poi diven­ta uno dei pri­mi chirurghi a cimen­ta­r­si nell’artroscopia dell’anca. Chirur­gia lun­ga e com­p­lessa. Per pochi. A lui viene molto bene. Per­sona affasci­nante. Eclet­ti­co. Uno che “non te le man­da a dire”. Inglese vero. Un man­uale di modi e gram­mat­i­ca per noi “bad eng­lish speak­ers”. L’uomo dalle più belle e accat­ti­van­ti pre­sen­tazioni sci­en­ti­fiche durante i nos­tri noio­sis­si­mi con­gres­si. Edi­tore di Riv­iste e testi impor­tan­tis­si­mi in ambito orto­pe­di­co, etc. etc. Ora si è riti­ra­to dal­la sua dora­ta “prac­tice” di Lon­dra. Pen­sione. Ma non vera pen­sione. Ora si ded­i­ca nuo­va­mente alla chirur­gia di guer­ra o dei gran­di
dis­as­tri. Dai ter­re­moti in giù. Allo­ra, nel 2002, era a Cam­bridge. Ed io deci­do di andar­lo ad ammi­rare. Orga­niz­zo tut­to da solo,
ricor­date? Malau­gu­ra­ta idea. Affit­to una macchi­na a Heathrow. Gial­la, pic­co­la, con la gui­da dal­la parte sbagli­a­ta, ovvi­a­mente. Sen­za assi­cu­razione. “Ste­meg­na”! (tir­chio in
milanese). Par­to. Un infer­no. Traf­fi­co. A pas­so d’uomo. Napoli e Roma, nelle ore di pun­ta, nul­la in con­fron­to. Arri­vo a Cam­bridge. Non tro­vo l’ospedale. Non esiste­va google map. Il nav­i­ga­tore costa­va trop­po! Inizio a chiedere ai pas­san­ti, dal­la macchi­na, urlan­do. Molti scap­pano al solo mio avvic­i­n­ar­mi.
Men­tre accos­to ver­so un gio­vane, in tuta… Incap­po nel mar­ci­apiede. Dis­trug­go un cer­chione. Impre­co.
Dis­pero. Era tar­di! Tro­vo e pago un taxista. Lo seguo. Arri­vo. Lo pago. Entro in ospedale. Mi scu­so.
Mi indi­cano dove andare. Sono in sala. Vedo. Osser­vo. Molto bel­lo. Imparo. Che nat­u­ralez­za. Allo­ra pochissi­mi eseguiv­ano di rou­tine quell’intervento. Finisce l’intervento. Sala medici. Mi avvi­ci­no per chiedere a Vil­lar qual­cosa sull’intervento.
Si allon­tana e mi dice “inutile con­di­videre i nos­tri virus”.
Con nat­u­ralez­za lo dice. Sen­za male­d­u­cazione. Sen­za vol­er offend­ere. Una pro­tezione per me e per Lui. Non cre­de­vo di esser­mi avvi­c­i­na­to così tan­to. Evi­den­te­mente. Riman­go comunque un po’ male. Me ne ero com­ple­ta­mente dimen­ti­ca­to. Fino ad oggi. Fino ai giorni del virus. La vita ti dà inseg­na­men­ti. Bisogna coglier­li al momen­to oppor­tuno.
Da Cam­bridge ho impara­to tre cose.
1. Bisogna sem­pre fare l’assicurazione cas­co quan­do affit­ti una macchi­na. Cos­to del dan­no del 2002? il doppio di quan­to esbor­sato per l’affitto del­la macchi­na stes­sa.
2. L’artroscopia dell’anca si può fare di rou­tine, anche se com­p­lesso e lun­go.
3. Può essere scon­ve­niente avvic­i­nar­si trop­po agli altri esseri umani.

MATTINA.
Mi alzo sen­za troppe fatiche e mi preparo. Pen­so poco. Devo andare a San Dona­to. Sono d’accordo. Arriverò al 4°B. Farò il tam­pone e sparirò, nuo­va­mente. Arri­vo in ospedale barda­to. Masche­ri­na, guan­ti. Non ho feb­bre in quel momen­to. Arri­vo al 4°B sen­za toc­care nul­la e nes­suno. Mi ten­go alla larga. C’è Francesca. Si deve bar­dare per far­mi il tam­pone.
Non c’è bisog­no. Me lo fac­cio io!
Il tam­pone viene tenu­to in un sac­chet­to di plas­ti­ca par­ti­co­lare. Ha due scom­par­ti­men­ti. In uno c’è un foglio in cui devi seg­nare tutte le tue gen­er­al­ità e una breve sto­ria clin­i­ca recente e pas­sa­ta. Nell’altro c’è una provet­ta di plas­ti­ca. Tap­po avvitabile con, all’interno, del liq­ui­do oleoso gial­log­no­lo. Inoltre, ci sono due tam­poni monouso. Bas­tonci­ni di plas­ti­ca con apice tipo cot­ton fioc. Uno per il naso. L’altro per la boc­ca.
Com­pi­lo il foglio con una pen­na sen­za ritorno. La ter­rò io. Francesca non si offend­erà. Poi apro il pri­mo tam­pone, lo guar­do bene. Non sem­bra così cat­ti­vo. Quin­di lo inserisco nel­la narice sin­is­tra. Quel­la non devi­a­ta, più aper­ta. Fino in fon­do. Ma quan­to spazio c’è? Incred­i­bile. Mi sem­bra di arrivare fino al cervel­let­to. Dolore. Ruo­to bene. Estrag­go. Non finisce più. Lo stes­so a destra. Quin­di rompo l’estremità del man­i­co del tam­pone e lo inserisco nel­la provet­ta. Pren­do l’altro tam­pone. Apro la boc­ca. Cer­co la ton­sil­la. La sin­is­tra. Chissà per­ché. Spin­go e ruo­to. Trop­po forse. Cona­to di vom­i­to. Più volte. Anche a destra ed in fon­do, al cen­tro. Poi spez­zo e met­to
anche l’altro tam­pone den­tro la provet­ta. Quin­di met­to la provet­ta den­tro al sac­chet­to di plas­ti­ca nel­la parte con chiusura ermet­i­ca. Il foglio nell’altro com­par­ti­men­to.
Vado in lab­o­ra­to­rio. Di per­sona. Lo con­seg­no. Torno a casa. Torno in atte­sa. Ci vor­rò almeno un giorno.
Rice­vo molte man­i­fes­tazioni di ami­cizia tramite what­sapp e tele­fono. Quan­do un medico si ammala, di questi giorni, la voce si dif­fonde rap­i­da­mente. Siamo molto uni­ti. Non vale più il vec­chio det­to di pater­na memo­ria: “Homo Homin­is Lupus, Medicus Lupis­simus”. Siamo uni­ti. Gen­naro poi mi aiu­ta
più di tut­ti. Ormai è un grande esper­to. In quar­an­te­na. A casa. A Milano. Mi chia­ma Lau­ren­zia Fer­raris. Mi con­fer­ma la ter­apia. Mi dice però di stare atten­to al QT. Il QT è un tem­po dell’elettrocardiogramma. Se si allun­ga è peri­coloso. Questi far­ma­ci lo allungano. E io li pren­do già!!
Pro­prio ora che il mio cuore è imbiz­zarri­to. Devo assumere dei far­ma­ci del genere? Li pren­do? Non li pren­do? Dub­bio… Man­do il mio ECG (Apple Watch) a Pap­pone. 5 sec­on­di. MA come fa? “QT per­fet­to, pro­ce­di”. Mi accor­do che ave­vo sbaglia­to il nome di uno dei due far­ma­ci. Riscri­vo a Pap­pone. Il nome gius­to. “Ave­vo capi­to. Pro­ce­di”. Che mente. Ave­va capi­to il mio errore. Bene.
Cena con servizio in cam­era. Guar­do una parte di un film a me caro per­ché ti por­ta in altro mon­do.
AVATAR. Non riesco a ved­er­lo tut­to.
Vado in cam­era. Pren­do Plaque­nil e Aritro­mic­i­na. Dor­mo fino alle 2.00. Diar­rea. Dor­mo fino alle 7.00.
Apiret­ti­co. Poi nel­la mat­ti­na­ta qualche lin­ea di feb­bre. Min­i­ma tosse tra­cheale. Mod­er­a­ta aste­nia. Sug­ges­tione per me anche.
Pran­zo con servizio in cam­era. In realtà stu­dio. Otti­mo. Rotelle con sugo di pomodoro e ton­no. Sen­to man­gia­re mia figlia al piano di sopra. Sta bene. Nes­suna notizia del tam­pone. Del mio. Mi chia­ma il Dr. D’Anna. Ha fat­to il tam­pone appe­na pri­ma
di me. Ieri. Ma per un altro moti­vo. Con­fer­ma di gua­ri­gione. Non infet­tiv­ità. Affran­to. “Pos­i­ti­vo”. Anco­ra. Non potrà sciogliere la quar­an­te­na. Dovrà stare a casa anco­ra un po’. Ma è guar­i­to.
Machet­te­fre­ga Ale! Poi arrivano due brutte notizie. Gas­pare Can­none, il Car­di­ol­o­go di Trap­peto, è pos­i­ti­vo al Covid.
Io mi per­do nel­lo scri­vere questo mio rac­con­to. Mi dis­trae. Pen­so a luoghi con oriz­zon­ti oltre quel­lo a cui sono costret­to oggi e…. Così tra ques­ta immen­sità s’annega il pen­si­er mio:
e il naufra­gar m’è dolce in questo mare. (L’infinito – Leop­ar­di)
Mi sorel­la Gem­ma mi por­ta nuovi far­ma­ci. Ma che for­tu­na avere due fratel­li così. Gem­ma por­ta DIBASE, SPIRIVA, su con­siglio di Ilar­ia che è appe­na usci­ta da un mese di covid. Gem­ma Por­ta anche CELEBREX 200 mg. Vi ricor­date il COX‑2 inibitore di cui ho già par­la­to. New York 2000. Inoltre Mag­ne­sio come con­siglia­to dal­la Dr.ssa Fer­raris. Il Plaque­nil lo riduce.
Max, al sec­o­lo Prof. Mas­si­m­il­iano Cor­si Romanel­li, il Pro­fes­sore, il per­no dell’Università di Milano al Poli­clin­i­co San Dona­to, Patol­o­go clin­i­co di fama inter­nazionale. Grande Ricer­ca­tore. Un Men­tore. Ele­gante. Diret­to e spes­so sboc­ca­to. Nobile di nasci­ta e per virtù. La vita gli ha dato le sue sof­feren­ze. Forse per questo è arriva­to così in alto. Da Gio­vanis­si­mo. Abile diplo­mati­co. Par­la un po’ da “Nani”.
“Timeo Danaos et dona fer­entes”. EH MAX?!?
Respon­s­abile, il Prof. Cor­si, tra mille altre cose, ed insieme alla Dr.ssa Cos­ta, del nos­tro lab­o­ra­to­rio. Mi comu­ni­ca che il mio tam­pone arriverà il giorno dopo. Uffa! Meglio. Da un cer­to pun­to di vista. Oggi è ven­erdì. Dopo il “vio­la” ed il “17”, il “ven­erdì” si tro­va al 3° pos­to del­la clas­si­fi­ca famil­iare del­la sfi­ga. Ven­erdì sarebbe sta­to di cer­to pos­i­ti­vo…
L’Attesa con­tin­ua.
Cena con PIZZA. Fat­ta da Vir­ginia e Lau­ra. Otti­ma. Vado avan­ti con AVATAR. Non lo ricor­da­vo così lun­go. Pan­do­ra mi sem­bra un piane­ta meno peri­coloso del­la Ter­ra oggi. Ciò è tut­to dire!! Non riesco anco­ra a finir­lo.
Io sto beni­no. Per me NON È COVID. Spe­ri­amo. Però cos’altro può essere?
Notte. Cat­tivi pen­sieri. Con­tin­ua l’attesa.

4° Capi­to­lo: POSITIVITA’

È inizia­ta l’aria tiep­i­da
e dovre­mo restare nelle case
per le Antes­terie
le feste dei fiori
in onore a Dion­iso

Non uscire­mo
non fes­tegger­e­mo
ben­sì man­ger­e­mo e dormire­mo
e berre­mo il dolce vino
per­ché dob­bi­amo com­bat­tere

Le nos­tre cit­tà lon­tane
orna­men­to del­la ter­ra asi­at­i­ca
han­no por­ta­to qui a Gela
gente del nos­tro popo­lo
un tem­po orgoglioso

Queste gen­ti ci han­no dona­to
un male nel­l’aria
che respiri­amo se siamo loro vici­ni
il male ci toc­ca e res­ta con noi
e da noi pas­sa ai nos­tri par­en­ti

Il tem­po trascor­rerà
e sarà il nos­tro alleato
il tem­po ci aiuterà
a guardare sen­za veloc­ità
il quo­tid­i­ano trascor­rere del giorno

Siamo for­ti e abbi­amo scon­fit­to molti popoli
e costru­ito gran­di cit­tà
aspet­ti­amo che questo male muoia
res­ti­amo nelle case
e tut­ti insieme vinciamo_
Era­cleonte da Gela (stori­co del 233 a.C.)

Ciò che sta acca­den­do non è una novità per il nos­tro mon­do. Solo che lo abbi­amo dimen­ti­ca­to.
La poe­sia è l’unico testo del What­sApp di Anto­nio Pace.
Mio, e non solo, Mae­stro di Trau­ma. Milanese di Comiso. Pal­adi­no del­la più fer­rea dis­ci­plina trau­ma­to­log­i­ca del mon­do. AO. Arbeits­ge­mein­schaft für Osteosyn­the­se­fra­gen.
Per noi una Reli­gione. Lui il nos­tro Vate. Un modus
viven­di. La AO è nata in Svizzera nel 1958 e dif­fusa in tut­to il mon­do. La mat­ti­na por­ta pen­sieri pos­i­tivi. Pos­i­tivi. Pos­i­tivi.
Non riesco a pen­sare ad altro. Il sig­ni­fi­ca­to molteplice del­la paro­la “pos­i­ti­vo” e “pos­i­tiv­ità”. Per il mon­do, in genere, una paro­la buona. Almeno fino a ieri. Pri­ma del virus. Forse anco­ra pri­ma però. Pri­ma dell’HIV. S‑I-E-R‑O P‑O-S-I-T-I-V‑O
Pos­i­tiv­ità. Un atteggia­men­to con cui affrontare la vita. Al meglio. Per apprez­zarne il bene e min­i­miz­zare il male. Una buona ricetta per la Felic­ità. C’è però, dice­va­mo, l’altra fac­cia del­la medaglia.
Per i Medici, gli infer­mieri, i tec­ni­ci di lab­o­ra­to­rio, per tut­ti som­moz­za­tori del­la San­ità, per i pazi­en­ti di oggi, i divers, per chi sof­fre, per chi sta bene ma ha avu­to con­tat­ti stret­ti con chi non avrebbe volu­to, per chi ha feb­bre, per chi tossisce. Forse un po’ per tut­ti, “Pos­i­ti­vo”, oggi, è la peg­giore paro­la del mon­do. Una bestem­mia immon­da. Eppure, suona così bene. Anche al tele­fono. Tut­to inizia con l’immancabile What­sApp.
La mente tal­vol­ta nega l’evidenza. Più spes­so di tal­vol­ta.
Ma come è sta­to pos­si­bile!?! Ho pen­sato, nel­la mia negazione, che Lei, Mar­ta Sac­chi, il Medico Com­pe­tente, cus­tode di Medici ed Infer­mieri del mio Ospedale, chie­da a me se è arriva­to il mio
refer­to. Lei è la per­sona a cui, leg­ibus, arri­va il tam­pone. Ed è l’unica autor­iz­za­ta a comu­ni­car­lo.
In realtà mi scrive con chiarez­za che È arriva­to il mio refer­to!
Ed Io che rispon­do: nul­la per ora!
E poi non la chi­amo. Che bisog­no ho di rubare del tem­po prezioso ad una per­sona così nec­es­saria.
Non sono l’unico di San Dona­to. Vari Medici, Infer­mieri e Ammin­is­tra­tivi sono malati. Lei evi­den­te­mente capisce. Imp­ie­ga 2 minu­ti. Forse crede io sia in ipos­sia, a cor­to di Ossigeno.
L’ipossia Con­fonde. Infat­ti, alle 9:14 mi chia­ma. Una voce soave. Dolce e ras­si­cu­rante. “Stai bene?”, “Che sin­to­mi hai?”.
Aggiorno. Feb­bri­co­la. Dolore toraci­co. Bradi­car­dia con extra­sis­tole.

“Sei pos­i­ti­vo”.

Dolce e soave. Nel­la for­ma. Come si con­viene. Ma il dispi­acere è più suo nel dirme­lo che mio nel sen­tir­lo. Io me lo aspet­ta­vo. 5° giorno di feb­bre. Ma cosa pote­va essere?
Ora devo dir­lo a mia moglie. Ma non voglio che si pre­oc­cu­pi trop­po. L’ho fat­ta già pre­oc­cu­pare molto. Però devo comu­ni­car­glielo. Lo fac­cio. Lei sa già. È forte. Non è un prob­le­ma. Ha un po’ di tosse. Anche Lei.
Gian­ni­no mi ave­va già chiam­a­to alle 8 del mat­ti­no. Incred­i­bile. Deve essere vera­mente pre­oc­cu­pa­to. Chiede­va del tam­pone.
Tut­to bene. Ave­vo det­to. In quel momen­to, tra l’altro, ero ignaro. E poi non sta­vo male. Lo avvis­erà mia moglie, più tar­di.
Del­la mia pos­i­tiv­ità. Mia figlia. Dorme. Meno male.
Del­la sua reazione ho più pau­ra. Molto sen­si­bile. Trop­po.
Voi non avete idea di come sia impor­tante avere delle iniezioni di fidu­cia quan­do ci si tro­va in questo sta­to. Il dub­bio uccide anche i più for­ti. E io non mi riten­go tra questi.
In realtà ho un po’ di ver­tig­i­ni. Sarà la ter­apia?
Ma mia moglie e mia figlia dovran­no fare qual­cosa oltre all’isolamento? Tam­pone, ter­apia, altro?
Neanche a far­lo appos­ta, poco dopo Lau­ren­zia Fer­raris, la nos­tra infet­tivolo­gia, ricor­date… Si, la causa delle mie ver­tig­i­ni è la ter­apia. Pace. Non si muore di ver­tig­i­ni. Di covid si.
Quan­ti pen­sieri mi ven­gono in mente. Trop­pi. Bisogna dis­trar­si. Fon­da­men­tale. Bene. C’è un WEBINAR del­la AO. Arbeits­ge­mein­schaft für Osteosyn­the­se­fra­gen. Si par­la di frat­ture sot­totro­can­teriche. ZOOM, nuo­va piattafor­ma per le con­fer­ence call. Otti­ma. Siamo in tan­tis­si­mi. 130. Da tut­ta Italia. Orga­niz­za­to da Gio­van­ni Vicen­ti. Bari. Si dis­cu­tono casi clin­i­ci. Un argo­men­to che conosco bene. Una rogna. Non sono rare le non gua­ri­gioni, le gua­ri­gioni viziose o le rot­ture dei
mezzi d sin­te­si. C’è molto da dis­cutere.
Metà dell’incontro telem­ati­co. Sen­to mia figlia al piano di sopra. Sveg­lia tar­di­va. Saba­to oggi. Non ci sono lezioni.
Apro la por­ta del mio stu­dio. Sal­go le scale.
Mi affac­cio, da lon­tano. Non mi salu­ta neanche.
Guar­da in bas­so. “Sei pos­i­ti­vo?”.
Sto bene, rispon­do. Due occhioni. Luc­ci­cano. NO, dico.
“La lin­gua può nascon­dere la ver­ità ma gli occhi mai.” (Mikhail Bul­gakov)
Alza gli occhi e mi guar­da.
STO BENE ma sono pos­i­ti­vo…
Piange. Non riesce a trat­ten­er­si. Si but­ta sul divano. Si copre il viso con un cus­ci­no. Dura pochissi­mo. Si rialza. In fon­do è una già don­na. Vir­ginia. Forte. Le donne sono più for­ti. Lau­ra, con cal­ma, la tran­quil­liz­za. Sor­ride. Ma come fan­no le donne a cam­biare umore così velo­ce­mente. Sto bene. Ripeto. Cor­ren­do già giù per le scale. Tipo atle­ta. Arriva­to in fon­do pro­vo la sat­u­razione. Mah.
Non ho feb­bre. Un po’ di tra­cheite che intu­is­co solo tramite dei rari colpi di tosse pro­dut­ti­va.
Sem­bra­no giun­gere dalle alte vie res­pi­ra­to­rie. Fai che non scen­da! Fai che non scen­da! Plaque­nil 200 mg.
Branzi­no con patate e insala­ta. Man­gio di gus­to. Buon seg­no. Vado avan­ti. Viene mio figlio. Lo vedo da lon­tano. Viene per pren­dere cibo. Mia moglie pen­sa anche a Lui. Le donne sono più for­ti. Nel pomerig­gio scri­vo. Ma tut­to è diver­so ora. Ora l’attesa e i dub­bi sono diver­si. Più con­cen­trati su come evolverà la malat­tia. Sono pos­i­ti­vo, nel sen­so buono. Anzi, in tut­ti i sen­si!!
Pomerig­gio. Devo dir­lo a mia madre…. Ieri a momen­ti muore per il solo fat­to che aves­si la feb­bre.
Fig­u­rati ora. Invece reagisce bene. Mi sente tran­quil­lo. Amen.
Quante ambu­lanze! Ma per­ché tutte con la sire­na al mas­si­mo? In giro non c’è nes­suno. L’ossigeno l’hanno a bor­do. La diag­nosi è sem­pre la stes­sa. Insuf­fi­cien­za res­pi­ra­to­ria. Per­ché ter­ror­iz­zare di con­tin­uo, sen­za tregua, la già impau­ri­ta popo­lazione di Milano? Per me lo fan­no appos­ta. Strate­gia
per man­tenere alta la ten­sione. Prob­a­bil­mente è una impo­sizione che viene dall’alto. Per­ché i decer­e­brati, pron­ti a invadere nuo­va­mente le nos­tre strade, si trat­tengano.
Si, esistono. Si fa fat­i­ca a cred­er­ci. Pur tut­ti sapen­do dell’epidemia molti, appe­na pri­ma delle lim­i­tazioni del gov­er­no, si sono pre­si il loro bel week-end. Untori con­sapevoli e maledet­ti. Dotati di un’u­ni­ca e temi­bile dote, l’Ego.
Voi avrete sul­la coscien­za migli­a­ia di mor­ti. Soprat­tut­to anziani, malati e maschi sovrappe­so ed iperte­si. Ma non solo. Anche per­sone come voi. Sane e feli­ci fino alla vos­tra sceller­a­ta scelta di pen­sare solo a voi stes­si. Il Kar­ma o Dio vi puni­ran­no. Solo ques­tione di tem­po. La leg­gerez­za oggi non è per­don­abile. Oggi in Italia sono già morte almeno 15.000 per­sone. Il Virus ha agi­to e agisce sen­za volon­tà, Voi?
Sen­za par­lare di chi avrebbe dovu­to agire pri­ma. Non par­lo dei Politi­ci. Par­lo di chi li con­siglia.
Medici. Odd­io. Lau­re­ati in Med­i­c­i­na.
V‑E-R-G-O-G-N‑A
avete parte­ci­pa­to alla morte dei nos­tri non­ni, e non solo.

Sera.
La mia tem­per­atu­ra si rialza. Ma non tan­to. Feb­bre comunque. Vedo la fine di Avatar. A me piace. Cre­do pochi di voi con­di­vider­an­no. Guar­date­lo. Megascher­mo. Un mon­do in cui il piane­ta PANDORA rinasce. La natu­ra reagisce. Inter­con­nes­sa. Il popo­lo dei Na’vi è fiero e leale.
Tut­ti si pre­oc­cu­pano degli altri, per il bene comune.
Guar­do la con­feren­za stam­pa di Don­ald Trump. Com­pare con un truc­co improb­a­bile. Come chi prende tan­to sole dimen­ti­can­dosi gli occhiali. Sem­bra un pan­da. Un alone bian­co gli cir­con­da gli occhi. Vis­i­bil­mente prova­to.
Par­la, per la pri­ma vol­ta da quan­do lo seguo, con durez­za. Ve lo tra­duco a brac­cio ed in ordine spar­so.
Sare­mo col­pi­ti forte.
Arriverà il peg­gio.
Preparat­e­vi.
Nes­suno ha mai vis­to una situ­azione del genere.
Il con­ta­gio è così con­ta­gioso! (suona male anche in inglese)
Sti­amo cer­can­do di fare il pos­si­bile e sod­dis­fare tutte le richi­este dei vari sta­ti. Ma bisogna essere real­is­ti­ci. Non si pos­sono chiedere 40000 res­pi­ra­tori per un solo sta­to (?!?). Non è pos­si­bile. Un altro sta­to ne ha chi­esti 200. Gli abbiano det­to che ne avrem­mo man­dati 1000. Visti i nos­tri cal­coli. A quel pun­to i media locali si sono lamen­tati per­ché era­no pochi. Polit­i­ca!!
Molti sta­ti han­no più ven­ti­la­tori del nec­es­sario ma non lo ammet­ter­an­no mai. Lo faran­no dopo. Ma dopo sarà tar­di.
“We will move heav­en and earth” per sal­va­guardare i nos­tri cit­ta­di­ni amer­i­cani. Dob­bi­amo riaprire la nos­tra nazione. Riaprire­mo. La cura non può essere peg­giore del­la malat­tia.
La nos­tra nazione non è fat­ta per rimanere così.
Poi par­la del Plaque­nil, idrossi­clorochi­na. Spera che pos­sa essere una rispos­ta ter­apeu­ti­ca. Uno dei far­ma­ci che sto assumen­do anch’io. Di soli­to viene usato per l’artrite reuma­toide e il Lupus. In USA, come in Italia, non ha indi­cazione per le patolo­gie virali. Nes­sun prob­le­ma. Risolto. Cam­bi­a­ta l’indicazione. Come abbi­amo fat­to anche noi, d’altronde. Par­la anche di accor­di con l’india per avere più far­ma­co a dis­po­sizione. Diret­ta­mente con il pri­mo min­istro dell’India. Ma per gli Indi­ani? Non si capisce.
Insom­ma, un gran casi­no anche in USA. “Orri­ble virus”.
Finisce con “andi­amo avan­ti, non dur­erà molto.”
Poi par­la un Medico del­la FDA (Food and Drug Admin­is­tra­tion), bas­so e timi­do. Spie­ga come il Plaque­nil sia sta­to autor­iz­za­to in tem­po reale. Una vera eccezione per gli USA. Sono in guer­ra. Anche loro.
Vado a dormire. Trop­po per oggi.
Appe­na mi sdraio qual­cosa non va.
Il respiro.
Diver­so.
Man­ca qual­cosa.
Sat­u­razione 98%. Buona. Allo­ra?
Man­ca il pro­fu­mo. Il pro­fu­mo dell’aria. Man­ca l’olfatto.
Res­pi­rare sen­za sen­tire il pro­fu­mo dell’aria non è bel­lo.
Sem­bra di non res­pi­rare.
Anche il gus­to è scom­par­so. Il mio nuo­vo den­ti­fricio, man­go e non so cos’altro, caris­si­mo, è come acqua.
Anos­mia e ageu­sia sono carat­ter­is­tiche di ques­ta malat­tia. Tal­vol­ta sono l’inizio, tal­vol­ta sono la fine del­la fase di repli­cazione virale. Spe­ri­amo io rica­da nel­la sec­on­da pos­si­bil­ità.
Comunque, sat­uro bene.
Il sat­urimetro mi aiu­ta.
Ha sos­ti­tu­ito mia moglie. Dorme al mio fian­co.
Fac­cio fat­i­ca ad addor­men­tar­mi.
Che notte! Mi aspet­ta………….

2 Commenti

  1. Liliana Papis Luigi Buzzi

    Forza Fil­ip­po ci rive­dremo a luglio da Alfre­do
    Auguri­i­ii

  2. Emanuele Cavallo

    Caris­si­mo Fil­ip­po , ho let­to tut­to e ti abbrac­cio e tan­ti auguri , nel­l’at­te­sa di tem­pi migliori. Che dici (?) la fac­ciamo una preghiera alla Madon­ni­na. Buona Pasqua . Con tan­ta ami­cizia , don Emanuele.

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