Il 3° (L’ATTESA) e il 4° Capitolo (POSITIVITA’) della toccante esperienza di Filippo Randelli, capoliverese di adozione e cittadino onorario, ortopedico, ma che è stato anche di turno in un reparto COVID a Milano. Purtroppo sabato è risultato positivo al Coronavirus e noi capoliveresi, noi elbani gli siamo tutti vicini in questa sfida che appena guarito lo porterà ad assaporare l’aria, il mare e i profumi della sua amata isola.
Forza Filippo, siamo con te.
Boia chi molla!
3° Capitolo: L’ATTESA
Mattina. Primo giorno dopo inizio dei sintomi.
Nessun pensiero positivo. Sto bene. Abbastanza.
Ma non troppo. Oggi sto a casa. Vediamo. Sono in auto-osservazione. Colazione. IQOS. Computer. Outlook.
Non ho mai avuto così poche mail ancora da leggere. Parlo di quelle in grassetto. Logico. Isolato in una stanza. Il computer è l’unica interfaccia di rilievo. Non si fa altro a casa. Computer. Telefono. IQOS. Un susseguirsi. Monotono.
Ma ho in ballo parecchie cose. Il libro sulla chirurgia conservativa dell’anca con Nicolas Bonin e Vikas Khanduja come Co-Editors per Springer. In dirittura d’arrivo. Un numero speciale del KKSTA sulla patologia peritrocanterica. Un Supplemento del Journal of Hip Preservation Surgery su casi clinici particolari. Un webinar di traumatologia. Qualche capitolo del libro di mio fratello per Specializzandi in Ortopedia e Traumatologia. Gli abstract per il congresso della SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia). Lavori per l’ISHA (International Society for Hip Arthroscopy) Etc.
Ogni tanto misuro la saturazione e la temperatura.
La saturazione va sempre bene 97–98; 99 se respiro a bocca aperta. Deviazione del setto nasale. Un difetto di nascita. Nessuno è perfetto.
La temperatura. Meno.
Beep Beep Beep.
36.9
Beep Beep Beep.
37.3
Beep Beep Beep.
37.5
Beep Beep Beep.
37.7
Non la mia temperatura di sempre: 36.2. Temperatura che conosco bene ormai. Monitorata per 15 giorni dopo il contatto, senza dispositivi di protezione, con un paziente con femore fratturato, rivelatosi poi positivo al virus. Uno dei primi casi di covid del mio ospedale. Ho già eseguito un tampone, negativo, la prima settimana di marzo. Poi permane il dolore posteriore. Dorsale. In basso. A destra. Ma, soprattutto, il mio ritmo cardiaco. Da due settimane una musica senza ritmo.
Extrasistoli. Battiti aggiunti. Fastidiosi. Intervallati da lunghe pause. Tu-tum………….tu-tum……………tu-tum. BIGEMINISMO. Apple watch………
Quindi bradicardia al posto della mia solita tachicardia. Insolito.
MAI TRANQUILLI.
Ecco perché ero andato a trovare il Prof. Pappone ieri. Mi ha rassicurato. La sera stessa è iniziato il lievissimo aumento della temperatura. E quindi oggi. La temperatura che aumenta.
Chiamo Marta Sacchi. Medico Competente del mio Ospedale. Cordiale e disponibile. Gentile. Quello che ci vuole ora. Brava.
Spiego. Pausa. Pausa. “Tampone”. “Stai a casa”. Ma di quest’ultimo consiglio non c’era bisogno. Ma quando il tampone? “Domani mattina, chiamo e lo autorizzo io. Non ti preoccupare”. Va bene.
L’ATTESA è elemento preponderante nel mondo covid.
Tutti stanno attendendo qualcosa.
Io di capire se ho il virus. Il Dr. D’Anna di sapere se non l’ha più. Alcuni di sapere se hanno una polmonite. Altri di sapere la propria saturazione. Altri attendono notizie dei propri cari. E chi più ne ha più ne metta.
TUTTO IL MONDO ATTENDE. Attende di sapere quando finirà.
Finita l’attesa sarà il tempo dei ricordi. Amari. Si è fatta Sera.
Mangio. Solo. In studio. Mi porta, Laura, il cibo, su un vassoio.
Tipo servizio in camera. Ottimo. Lo abbandona sulle scale. Aspetto che risalga. Apro. Lo prendo. Chiudo. Ripongo sulla mia scrivania. Mangio. Di gusto! Penso allora. Non sono malato. Pensiero pericoloso. Scaramanzia.
La temperatura sale ancora un pochino.
Sento mio fratello. Vado in camera. 30 minuti e mia moglie mi lascia fuori dalla porta un sacchetto. Farmaci!?!
Mio fratello. Grande. Di Notte. Ha girato. Ha cercato immagino in più farmacie. Ha trovato i farmaci.
Plaquenil. Fluimucil. Tazocin. Cebion. Enoxaparina!
Li conosco bene.
Sono i farmaci base che usiamo anche noi a San Donato. Laurenzia e Federica docent.
Mancano gli antivirali “puri” ed il monoclonale. Ma quelli sono farmaci ospedalieri. E poi io ho solo poche linee di febbre.
Però sono un soggetto a rischio. E questo basta.
Se si assumono i farmaci subito è più facile avere un decorso blando della malattia. Non confermato. Però logico. Ci credo.
E nel dubbio di aver contratto il VAIRUS prendo la sera stessa Plaquenil, Fluimucil e Tazocin. Male non faranno, non troppo, e magari mi allontaneranno dal rischio della forma grave.
La forma grave. Il vero problema del COVID. Come avere troppo piombo. Ti porta in alta profondità. Verso il fondo.
Mi sono immerso senza accorgermi? Sto nuotando in superficie? O sono fuori dall’acqua? Che sfiga.
Impossibile sapere. Il tampone potrà togliermi almeno qualche dubbio. Oltre all’attesa infatti c’è il dubbio. Altro elemento caratteristico di questo mondo virale. Il dubbio uccide.
Doubt kills more dreams than failure ever will (Suzy Kassem).
Il dubbio uccide più sogni di quanto possa mai fare un fallimento.
Il dubbio di averla contratta, l’infezione. Il dubbio su quando e come sia stato infettato. Il dubbio su come si comporterà.
Il dubbio sulla terapia. DUBBI. TANTI. Il dubbio su chi possa aver infettato io.
Questo forse l’ho un po’ meno. Sono sempre stato attentissimo. Perché?
Mi viene in mente un aneddoto. Un viaggio. Della speranza. 2002. Novembre. Cambridge. Ho organizzato tutto da solo.
Volevo vedere all’opera il più grande artroscopista dell’anca. Richard Villar. Richard Villar. 67 anni oggi.
Molto alto e di bell’aspetto. Non ha ancora trovato il barbiere giusto però.
Chirurgo di guerra e ufficiale delle forze speciali inglesi nella sua prima vita. Poi diventa uno dei primi chirurghi a cimentarsi nell’artroscopia dell’anca. Chirurgia lunga e complessa. Per pochi. A lui viene molto bene. Persona affascinante. Eclettico. Uno che “non te le manda a dire”. Inglese vero. Un manuale di modi e grammatica per noi “bad english speakers”. L’uomo dalle più belle e accattivanti presentazioni scientifiche durante i nostri noiosissimi congressi. Editore di Riviste e testi importantissimi in ambito ortopedico, etc. etc. Ora si è ritirato dalla sua dorata “practice” di Londra. Pensione. Ma non vera pensione. Ora si dedica nuovamente alla chirurgia di guerra o dei grandi
disastri. Dai terremoti in giù. Allora, nel 2002, era a Cambridge. Ed io decido di andarlo ad ammirare. Organizzo tutto da solo,
ricordate? Malaugurata idea. Affitto una macchina a Heathrow. Gialla, piccola, con la guida dalla parte sbagliata, ovviamente. Senza assicurazione. “Stemegna”! (tirchio in
milanese). Parto. Un inferno. Traffico. A passo d’uomo. Napoli e Roma, nelle ore di punta, nulla in confronto. Arrivo a Cambridge. Non trovo l’ospedale. Non esisteva google map. Il navigatore costava troppo! Inizio a chiedere ai passanti, dalla macchina, urlando. Molti scappano al solo mio avvicinarmi.
Mentre accosto verso un giovane, in tuta… Incappo nel marciapiede. Distruggo un cerchione. Impreco.
Dispero. Era tardi! Trovo e pago un taxista. Lo seguo. Arrivo. Lo pago. Entro in ospedale. Mi scuso.
Mi indicano dove andare. Sono in sala. Vedo. Osservo. Molto bello. Imparo. Che naturalezza. Allora pochissimi eseguivano di routine quell’intervento. Finisce l’intervento. Sala medici. Mi avvicino per chiedere a Villar qualcosa sull’intervento.
Si allontana e mi dice “inutile condividere i nostri virus”.
Con naturalezza lo dice. Senza maleducazione. Senza voler offendere. Una protezione per me e per Lui. Non credevo di essermi avvicinato così tanto. Evidentemente. Rimango comunque un po’ male. Me ne ero completamente dimenticato. Fino ad oggi. Fino ai giorni del virus. La vita ti dà insegnamenti. Bisogna coglierli al momento opportuno.
Da Cambridge ho imparato tre cose.
1. Bisogna sempre fare l’assicurazione casco quando affitti una macchina. Costo del danno del 2002? il doppio di quanto esborsato per l’affitto della macchina stessa.
2. L’artroscopia dell’anca si può fare di routine, anche se complesso e lungo.
3. Può essere sconveniente avvicinarsi troppo agli altri esseri umani.
MATTINA.
Mi alzo senza troppe fatiche e mi preparo. Penso poco. Devo andare a San Donato. Sono d’accordo. Arriverò al 4°B. Farò il tampone e sparirò, nuovamente. Arrivo in ospedale bardato. Mascherina, guanti. Non ho febbre in quel momento. Arrivo al 4°B senza toccare nulla e nessuno. Mi tengo alla larga. C’è Francesca. Si deve bardare per farmi il tampone.
Non c’è bisogno. Me lo faccio io!
Il tampone viene tenuto in un sacchetto di plastica particolare. Ha due scompartimenti. In uno c’è un foglio in cui devi segnare tutte le tue generalità e una breve storia clinica recente e passata. Nell’altro c’è una provetta di plastica. Tappo avvitabile con, all’interno, del liquido oleoso giallognolo. Inoltre, ci sono due tamponi monouso. Bastoncini di plastica con apice tipo cotton fioc. Uno per il naso. L’altro per la bocca.
Compilo il foglio con una penna senza ritorno. La terrò io. Francesca non si offenderà. Poi apro il primo tampone, lo guardo bene. Non sembra così cattivo. Quindi lo inserisco nella narice sinistra. Quella non deviata, più aperta. Fino in fondo. Ma quanto spazio c’è? Incredibile. Mi sembra di arrivare fino al cervelletto. Dolore. Ruoto bene. Estraggo. Non finisce più. Lo stesso a destra. Quindi rompo l’estremità del manico del tampone e lo inserisco nella provetta. Prendo l’altro tampone. Apro la bocca. Cerco la tonsilla. La sinistra. Chissà perché. Spingo e ruoto. Troppo forse. Conato di vomito. Più volte. Anche a destra ed in fondo, al centro. Poi spezzo e metto
anche l’altro tampone dentro la provetta. Quindi metto la provetta dentro al sacchetto di plastica nella parte con chiusura ermetica. Il foglio nell’altro compartimento.
Vado in laboratorio. Di persona. Lo consegno. Torno a casa. Torno in attesa. Ci vorrò almeno un giorno.
Ricevo molte manifestazioni di amicizia tramite whatsapp e telefono. Quando un medico si ammala, di questi giorni, la voce si diffonde rapidamente. Siamo molto uniti. Non vale più il vecchio detto di paterna memoria: “Homo Hominis Lupus, Medicus Lupissimus”. Siamo uniti. Gennaro poi mi aiuta
più di tutti. Ormai è un grande esperto. In quarantena. A casa. A Milano. Mi chiama Laurenzia Ferraris. Mi conferma la terapia. Mi dice però di stare attento al QT. Il QT è un tempo dell’elettrocardiogramma. Se si allunga è pericoloso. Questi farmaci lo allungano. E io li prendo già!!
Proprio ora che il mio cuore è imbizzarrito. Devo assumere dei farmaci del genere? Li prendo? Non li prendo? Dubbio… Mando il mio ECG (Apple Watch) a Pappone. 5 secondi. MA come fa? “QT perfetto, procedi”. Mi accordo che avevo sbagliato il nome di uno dei due farmaci. Riscrivo a Pappone. Il nome giusto. “Avevo capito. Procedi”. Che mente. Aveva capito il mio errore. Bene.
Cena con servizio in camera. Guardo una parte di un film a me caro perché ti porta in altro mondo.
AVATAR. Non riesco a vederlo tutto.
Vado in camera. Prendo Plaquenil e Aritromicina. Dormo fino alle 2.00. Diarrea. Dormo fino alle 7.00.
Apirettico. Poi nella mattinata qualche linea di febbre. Minima tosse tracheale. Moderata astenia. Suggestione per me anche.
Pranzo con servizio in camera. In realtà studio. Ottimo. Rotelle con sugo di pomodoro e tonno. Sento mangiare mia figlia al piano di sopra. Sta bene. Nessuna notizia del tampone. Del mio. Mi chiama il Dr. D’Anna. Ha fatto il tampone appena prima
di me. Ieri. Ma per un altro motivo. Conferma di guarigione. Non infettività. Affranto. “Positivo”. Ancora. Non potrà sciogliere la quarantena. Dovrà stare a casa ancora un po’. Ma è guarito.
Machettefrega Ale! Poi arrivano due brutte notizie. Gaspare Cannone, il Cardiologo di Trappeto, è positivo al Covid.
Io mi perdo nello scrivere questo mio racconto. Mi distrae. Penso a luoghi con orizzonti oltre quello a cui sono costretto oggi e…. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare. (L’infinito – Leopardi)
Mi sorella Gemma mi porta nuovi farmaci. Ma che fortuna avere due fratelli così. Gemma porta DIBASE, SPIRIVA, su consiglio di Ilaria che è appena uscita da un mese di covid. Gemma Porta anche CELEBREX 200 mg. Vi ricordate il COX‑2 inibitore di cui ho già parlato. New York 2000. Inoltre Magnesio come consigliato dalla Dr.ssa Ferraris. Il Plaquenil lo riduce.
Max, al secolo Prof. Massimiliano Corsi Romanelli, il Professore, il perno dell’Università di Milano al Policlinico San Donato, Patologo clinico di fama internazionale. Grande Ricercatore. Un Mentore. Elegante. Diretto e spesso sboccato. Nobile di nascita e per virtù. La vita gli ha dato le sue sofferenze. Forse per questo è arrivato così in alto. Da Giovanissimo. Abile diplomatico. Parla un po’ da “Nani”.
“Timeo Danaos et dona ferentes”. EH MAX?!?
Responsabile, il Prof. Corsi, tra mille altre cose, ed insieme alla Dr.ssa Costa, del nostro laboratorio. Mi comunica che il mio tampone arriverà il giorno dopo. Uffa! Meglio. Da un certo punto di vista. Oggi è venerdì. Dopo il “viola” ed il “17”, il “venerdì” si trova al 3° posto della classifica familiare della sfiga. Venerdì sarebbe stato di certo positivo…
L’Attesa continua.
Cena con PIZZA. Fatta da Virginia e Laura. Ottima. Vado avanti con AVATAR. Non lo ricordavo così lungo. Pandora mi sembra un pianeta meno pericoloso della Terra oggi. Ciò è tutto dire!! Non riesco ancora a finirlo.
Io sto benino. Per me NON È COVID. Speriamo. Però cos’altro può essere?
Notte. Cattivi pensieri. Continua l’attesa.
4° Capitolo: POSITIVITA’
È iniziata l’aria tiepida
e dovremo restare nelle case
per le Antesterie
le feste dei fiori
in onore a Dioniso
Non usciremo
non festeggeremo
bensì mangeremo e dormiremo
e berremo il dolce vino
perché dobbiamo combattere
Le nostre città lontane
ornamento della terra asiatica
hanno portato qui a Gela
gente del nostro popolo
un tempo orgoglioso
Queste genti ci hanno donato
un male nell’aria
che respiriamo se siamo loro vicini
il male ci tocca e resta con noi
e da noi passa ai nostri parenti
Il tempo trascorrerà
e sarà il nostro alleato
il tempo ci aiuterà
a guardare senza velocità
il quotidiano trascorrere del giorno
Siamo forti e abbiamo sconfitto molti popoli
e costruito grandi città
aspettiamo che questo male muoia
restiamo nelle case
e tutti insieme vinciamo_
Eracleonte da Gela (storico del 233 a.C.)
Ciò che sta accadendo non è una novità per il nostro mondo. Solo che lo abbiamo dimenticato.
La poesia è l’unico testo del WhatsApp di Antonio Pace.
Mio, e non solo, Maestro di Trauma. Milanese di Comiso. Paladino della più ferrea disciplina traumatologica del mondo. AO. Arbeitsgemeinschaft für Osteosynthesefragen.
Per noi una Religione. Lui il nostro Vate. Un modus
vivendi. La AO è nata in Svizzera nel 1958 e diffusa in tutto il mondo. La mattina porta pensieri positivi. Positivi. Positivi.
Non riesco a pensare ad altro. Il significato molteplice della parola “positivo” e “positività”. Per il mondo, in genere, una parola buona. Almeno fino a ieri. Prima del virus. Forse ancora prima però. Prima dell’HIV. S‑I-E-R‑O P‑O-S-I-T-I-V‑O
Positività. Un atteggiamento con cui affrontare la vita. Al meglio. Per apprezzarne il bene e minimizzare il male. Una buona ricetta per la Felicità. C’è però, dicevamo, l’altra faccia della medaglia.
Per i Medici, gli infermieri, i tecnici di laboratorio, per tutti sommozzatori della Sanità, per i pazienti di oggi, i divers, per chi soffre, per chi sta bene ma ha avuto contatti stretti con chi non avrebbe voluto, per chi ha febbre, per chi tossisce. Forse un po’ per tutti, “Positivo”, oggi, è la peggiore parola del mondo. Una bestemmia immonda. Eppure, suona così bene. Anche al telefono. Tutto inizia con l’immancabile WhatsApp.
La mente talvolta nega l’evidenza. Più spesso di talvolta.
Ma come è stato possibile!?! Ho pensato, nella mia negazione, che Lei, Marta Sacchi, il Medico Competente, custode di Medici ed Infermieri del mio Ospedale, chieda a me se è arrivato il mio
referto. Lei è la persona a cui, legibus, arriva il tampone. Ed è l’unica autorizzata a comunicarlo.
In realtà mi scrive con chiarezza che È arrivato il mio referto!
Ed Io che rispondo: nulla per ora!
E poi non la chiamo. Che bisogno ho di rubare del tempo prezioso ad una persona così necessaria.
Non sono l’unico di San Donato. Vari Medici, Infermieri e Amministrativi sono malati. Lei evidentemente capisce. Impiega 2 minuti. Forse crede io sia in ipossia, a corto di Ossigeno.
L’ipossia Confonde. Infatti, alle 9:14 mi chiama. Una voce soave. Dolce e rassicurante. “Stai bene?”, “Che sintomi hai?”.
Aggiorno. Febbricola. Dolore toracico. Bradicardia con extrasistole.
“Sei positivo”.
Dolce e soave. Nella forma. Come si conviene. Ma il dispiacere è più suo nel dirmelo che mio nel sentirlo. Io me lo aspettavo. 5° giorno di febbre. Ma cosa poteva essere?
Ora devo dirlo a mia moglie. Ma non voglio che si preoccupi troppo. L’ho fatta già preoccupare molto. Però devo comunicarglielo. Lo faccio. Lei sa già. È forte. Non è un problema. Ha un po’ di tosse. Anche Lei.
Giannino mi aveva già chiamato alle 8 del mattino. Incredibile. Deve essere veramente preoccupato. Chiedeva del tampone.
Tutto bene. Avevo detto. In quel momento, tra l’altro, ero ignaro. E poi non stavo male. Lo avviserà mia moglie, più tardi.
Della mia positività. Mia figlia. Dorme. Meno male.
Della sua reazione ho più paura. Molto sensibile. Troppo.
Voi non avete idea di come sia importante avere delle iniezioni di fiducia quando ci si trova in questo stato. Il dubbio uccide anche i più forti. E io non mi ritengo tra questi.
In realtà ho un po’ di vertigini. Sarà la terapia?
Ma mia moglie e mia figlia dovranno fare qualcosa oltre all’isolamento? Tampone, terapia, altro?
Neanche a farlo apposta, poco dopo Laurenzia Ferraris, la nostra infettivologia, ricordate… Si, la causa delle mie vertigini è la terapia. Pace. Non si muore di vertigini. Di covid si.
Quanti pensieri mi vengono in mente. Troppi. Bisogna distrarsi. Fondamentale. Bene. C’è un WEBINAR della AO. Arbeitsgemeinschaft für Osteosynthesefragen. Si parla di fratture sottotrocanteriche. ZOOM, nuova piattaforma per le conference call. Ottima. Siamo in tantissimi. 130. Da tutta Italia. Organizzato da Giovanni Vicenti. Bari. Si discutono casi clinici. Un argomento che conosco bene. Una rogna. Non sono rare le non guarigioni, le guarigioni viziose o le rotture dei
mezzi d sintesi. C’è molto da discutere.
Metà dell’incontro telematico. Sento mia figlia al piano di sopra. Sveglia tardiva. Sabato oggi. Non ci sono lezioni.
Apro la porta del mio studio. Salgo le scale.
Mi affaccio, da lontano. Non mi saluta neanche.
Guarda in basso. “Sei positivo?”.
Sto bene, rispondo. Due occhioni. Luccicano. NO, dico.
“La lingua può nascondere la verità ma gli occhi mai.” (Mikhail Bulgakov)
Alza gli occhi e mi guarda.
STO BENE ma sono positivo…
Piange. Non riesce a trattenersi. Si butta sul divano. Si copre il viso con un cuscino. Dura pochissimo. Si rialza. In fondo è una già donna. Virginia. Forte. Le donne sono più forti. Laura, con calma, la tranquillizza. Sorride. Ma come fanno le donne a cambiare umore così velocemente. Sto bene. Ripeto. Correndo già giù per le scale. Tipo atleta. Arrivato in fondo provo la saturazione. Mah.
Non ho febbre. Un po’ di tracheite che intuisco solo tramite dei rari colpi di tosse produttiva.
Sembrano giungere dalle alte vie respiratorie. Fai che non scenda! Fai che non scenda! Plaquenil 200 mg.
Branzino con patate e insalata. Mangio di gusto. Buon segno. Vado avanti. Viene mio figlio. Lo vedo da lontano. Viene per prendere cibo. Mia moglie pensa anche a Lui. Le donne sono più forti. Nel pomeriggio scrivo. Ma tutto è diverso ora. Ora l’attesa e i dubbi sono diversi. Più concentrati su come evolverà la malattia. Sono positivo, nel senso buono. Anzi, in tutti i sensi!!
Pomeriggio. Devo dirlo a mia madre…. Ieri a momenti muore per il solo fatto che avessi la febbre.
Figurati ora. Invece reagisce bene. Mi sente tranquillo. Amen.
Quante ambulanze! Ma perché tutte con la sirena al massimo? In giro non c’è nessuno. L’ossigeno l’hanno a bordo. La diagnosi è sempre la stessa. Insufficienza respiratoria. Perché terrorizzare di continuo, senza tregua, la già impaurita popolazione di Milano? Per me lo fanno apposta. Strategia
per mantenere alta la tensione. Probabilmente è una imposizione che viene dall’alto. Perché i decerebrati, pronti a invadere nuovamente le nostre strade, si trattengano.
Si, esistono. Si fa fatica a crederci. Pur tutti sapendo dell’epidemia molti, appena prima delle limitazioni del governo, si sono presi il loro bel week-end. Untori consapevoli e maledetti. Dotati di un’unica e temibile dote, l’Ego.
Voi avrete sulla coscienza migliaia di morti. Soprattutto anziani, malati e maschi sovrappeso ed ipertesi. Ma non solo. Anche persone come voi. Sane e felici fino alla vostra scellerata scelta di pensare solo a voi stessi. Il Karma o Dio vi puniranno. Solo questione di tempo. La leggerezza oggi non è perdonabile. Oggi in Italia sono già morte almeno 15.000 persone. Il Virus ha agito e agisce senza volontà, Voi?
Senza parlare di chi avrebbe dovuto agire prima. Non parlo dei Politici. Parlo di chi li consiglia.
Medici. Oddio. Laureati in Medicina.
V‑E-R-G-O-G-N‑A
avete partecipato alla morte dei nostri nonni, e non solo.
Sera.
La mia temperatura si rialza. Ma non tanto. Febbre comunque. Vedo la fine di Avatar. A me piace. Credo pochi di voi condivideranno. Guardatelo. Megaschermo. Un mondo in cui il pianeta PANDORA rinasce. La natura reagisce. Interconnessa. Il popolo dei Na’vi è fiero e leale.
Tutti si preoccupano degli altri, per il bene comune.
Guardo la conferenza stampa di Donald Trump. Compare con un trucco improbabile. Come chi prende tanto sole dimenticandosi gli occhiali. Sembra un panda. Un alone bianco gli circonda gli occhi. Visibilmente provato.
Parla, per la prima volta da quando lo seguo, con durezza. Ve lo traduco a braccio ed in ordine sparso.
Saremo colpiti forte.
Arriverà il peggio.
Preparatevi.
Nessuno ha mai visto una situazione del genere.
Il contagio è così contagioso! (suona male anche in inglese)
Stiamo cercando di fare il possibile e soddisfare tutte le richieste dei vari stati. Ma bisogna essere realistici. Non si possono chiedere 40000 respiratori per un solo stato (?!?). Non è possibile. Un altro stato ne ha chiesti 200. Gli abbiano detto che ne avremmo mandati 1000. Visti i nostri calcoli. A quel punto i media locali si sono lamentati perché erano pochi. Politica!!
Molti stati hanno più ventilatori del necessario ma non lo ammetteranno mai. Lo faranno dopo. Ma dopo sarà tardi.
“We will move heaven and earth” per salvaguardare i nostri cittadini americani. Dobbiamo riaprire la nostra nazione. Riapriremo. La cura non può essere peggiore della malattia.
La nostra nazione non è fatta per rimanere così.
Poi parla del Plaquenil, idrossiclorochina. Spera che possa essere una risposta terapeutica. Uno dei farmaci che sto assumendo anch’io. Di solito viene usato per l’artrite reumatoide e il Lupus. In USA, come in Italia, non ha indicazione per le patologie virali. Nessun problema. Risolto. Cambiata l’indicazione. Come abbiamo fatto anche noi, d’altronde. Parla anche di accordi con l’india per avere più farmaco a disposizione. Direttamente con il primo ministro dell’India. Ma per gli Indiani? Non si capisce.
Insomma, un gran casino anche in USA. “Orrible virus”.
Finisce con “andiamo avanti, non durerà molto.”
Poi parla un Medico della FDA (Food and Drug Administration), basso e timido. Spiega come il Plaquenil sia stato autorizzato in tempo reale. Una vera eccezione per gli USA. Sono in guerra. Anche loro.
Vado a dormire. Troppo per oggi.
Appena mi sdraio qualcosa non va.
Il respiro.
Diverso.
Manca qualcosa.
Saturazione 98%. Buona. Allora?
Manca il profumo. Il profumo dell’aria. Manca l’olfatto.
Respirare senza sentire il profumo dell’aria non è bello.
Sembra di non respirare.
Anche il gusto è scomparso. Il mio nuovo dentifricio, mango e non so cos’altro, carissimo, è come acqua.
Anosmia e ageusia sono caratteristiche di questa malattia. Talvolta sono l’inizio, talvolta sono la fine della fase di replicazione virale. Speriamo io ricada nella seconda possibilità.
Comunque, saturo bene.
Il saturimetro mi aiuta.
Ha sostituito mia moglie. Dorme al mio fianco.
Faccio fatica ad addormentarmi.
Che notte! Mi aspetta………….
Forza Filippo ci rivedremo a luglio da Alfredo
Auguriiii
Carissimo Filippo , ho letto tutto e ti abbraccio e tanti auguri , nell’attesa di tempi migliori. Che dici (?) la facciamo una preghiera alla Madonnina. Buona Pasqua . Con tanta amicizia , don Emanuele.