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Manchette di prima

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 Nella sede elbana di Exodus quattro giorni di formazione dell’Unione Vela Solidale

Alla Mam­mo­let­ta, sede del­la Fon­dazione “Exo­dus” all’isola d’Elba, dal 22 a 25 feb­braio si è   tenu­to il pri­mo mod­u­lo del­la For­mazione 2024 dei volon­tari, edu­ca­tori e skip­pers  di “Unione Ital­iana Vela Sol­i­dale” (UVS).
“UVS” nasce nel 2003 fon­da­ta da ‘Non Solo Vela’, Mal di Mare, Nave di Car­ta e Fon­dazione Exo­dus.  Oggi riu­nisce molte e impor­tan­ti asso­ci­azioni Ital­iane  che uti­liz­zano la vela nell’area del dis­a­gio fisi­co, men­tale e sociale: Tetrarg­onau­ti, Un ponte nel ven­to, Vela 21, Ami­ci Darse­na Romana, Sport insieme Sud, Koros, Ten­der to, Arcobaleno, Life scug­nizzi a vela, GPS, New Sar­dinia sail, Gv3 a gon­fie vele, Sport Insieme,Salpiamo, Capo­dar­co, Mari­nan­do, Mari­nan­do Raven­na. Lo scopo è di esten­dere l’antica con­sue­tu­dine del­la sol­i­da­ri­età tra mari­nai alla parte più debole del­la soci­età e trasfor­mare la nav­igazione in un mez­zo per miglio­rare la vita delle per­sone, aumentare l’accessibilità al nos­tro mare e sen­si­bi­liz­zare la col­let­tiv­ità su questi temi.
I respon­s­abili del grup­po di lavoro sul­la for­mazione, Loren­zo Cos­ta di “Non Solo Vela” (seg­re­tario del Con­siglio Diret­ti­vo) e Mau­ro Pandimiglio di “Mal di Mare”, han­no orga­niz­za­to alla Mam­mo­let­ta il pri­mo mod­u­lo del per­cor­so di for­mazione 2024–2025. A questo pri­mo mod­u­lo sul­la cura e la relazione, seguiran­no altri mod­uli for­ma­tivi sui temi del­la dis­abil­ità, del­la salute men­tale, tossi­codipen­den­za, ado­lescen­za, del­la gius­tizia mino­rile, oltre a mod­uli tec­ni­ci sul­la sicurez­za a bor­do
Nel­lo speci­fi­co, il sis­tema adot­ta­to è quel­lo di un’auto for­mazione, dove gli stes­si rela­tori diven­tano facil­i­ta­tori, dove tut­ti sono for­ma­tori e for­man­di. Tale sis­tema di apprendi­men­to è basato sull’andragogia, la dis­ci­plina che stu­dia l’educazione degli adul­ti. Ques­ta avviene in for­ma col­let­ti­va, di sim­po­sio, ed è lega­ta all’esperienza. Il dis­cente è pos­to al cen­tro del proces­so for­ma­ti­vo ed è spin­to ad una parte­ci­pazione pro-atti­va.
Il pri­mo incon­tro elbano è sta­to un’opportunità per con­frontar­si e raf­forzare i lega­mi. Abbi­amo lavo­ra­to su noi stes­si, sul­la relazione con il pro­prio io e con l’altro. Il nucleo tem­ati­co ha riguarda­to prin­ci­pal­mente la cura, l’analisi transazionale, il lin­guag­gio non vio­len­to, la scrit­tura auto­bi­ografi­ca come meto­do di ascolto ed anal­isi inte­ri­ori. I temi di carat­tere soci­o­logi­co e psi­co­logi­co sono sta­ti introdot­ti dai rela­tori e dis­cus­si in un dial­o­go con­di­vi­so tra tut­ti i parte­ci­pan­ti. Sono sta­ti let­ti stral­ci di alcu­ni testi e sag­gi, sono state con­dotte diverse eserci­tazioni di rif­les­sione sin­go­la e in grup­po, e sono anche sta­ti attuati dei giochi di ruo­lo per affrontare il nodo di una situ­azione di con­flit­to. L’aspetto emo­ti­vo e psi­co­logi­co dell’esperienza vis­su­ta durante questo tem­po con­di­vi­so è sta­to forte­mente e inten­sa­mente avver­ti­to da tut­ti. In par­ti­co­lare un grande con­trib­u­to è venu­to dal nav­i­gare insieme: la bar­ca è un potente stru­men­to!
Questi tre giorni sono sta­ti gui­dati dal­la volon­tà di costru­ire nei nos­tri prog­et­ti una relazione di aiu­to, in cui ren­dere meno atti­vo il nos­tro essere per non cor­rere il ris­chio di col­o­niz­zare l’altro. La pri­or­ità è quel­la di dare spazio e tem­po all’ascolto: nel­la dimen­sione del­la cura sap­pi­amo quan­to sia fon­da­men­tale ascoltare l’altro. Ciò che man­ca spes­so è la con­sapev­olez­za che anche chi è impeg­na­to in ques­ta mis­sione ha bisog­no di essere ascolta­to per­ché pos­sa sostenere il peso del­la fragilità dell’altro e del sen­so di respon­s­abil­ità che la cura por­ta con sé.
La Mam­mo­let­ta è sta­to il luo­go ide­ale: la sede elbana del­la fon­dazione di Don Anto­nio Mazzi è un luo­go di pace e di accoglien­za. Ospi­ta una var­ie­ga­ta famiglia com­pos­ta da per­sone in cam­mi­no. In questo per­cor­so di vita impar­i­amo a conoscer­ci attra­ver­so l’ascolto dell’altro. Le relazioni e l’incontro sono alla base del­la cresci­ta. Per questo moti­vo è sta­ta una grande oppor­tu­nità pot­er ospitare questo momen­to di for­mazione, di rif­les­sione e di scam­bio. Tut­ti, ragazze e ragazzi del­la comu­nità, han­no col­lab­o­ra­to sec­on­do le pro­prie capac­ità e atti­tu­di­ni. Alcu­ni han­no pre­so parte in pri­ma per­sona alla for­mazione e con­dot­to le imbar­cazioni, altri si sono occu­pati dell’accoglienza, cuci­nan­do, alles­ten­do le aree comu­ni e preparan­do i posti let­to. Si è cre­ato un legame inti­mo di forte empa­tia gra­zie a tut­ta l’atmosfera, attra­ver­so una passeg­gia­ta all’alba, la con­vivi­al­ità del­la tavola, chi­ac­chier­ate o momen­ti di musi­ca ser­ali.
Un grande ringrazi­a­men­to è riv­olto alle realtà del con­testo elbano che han­no por­ta­to un con­trib­u­to, in par­ti­co­lare “Elba Forum per la Pace” ed il grup­po locale di “Amnesty Inter­na­tion­al”, Legam­bi­ente e Lib­era scelta.
La coe­sione che ha seg­na­to questo incon­tro è parte di una sto­ria che pun­ta a met­tere in dis­cus­sione i luoghi comu­ni, indi­can­do una stra­da di sol­i­da­ri­età, nel­la con­vinzione che trac­cia­re una nuo­va rot­ta sia pos­si­bile.

Fon­dazione Exo­dus Elba

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