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Manchette di prima

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Dillo all’Edicola: Traditore fù quell’Autovelox a Piombino che per 1 km m’ha inchiappettato

Dopo aver vin­to un inat­te­so viag­gio in quel di Ceci­na, ospedale, causa visi­ta spe­cial­is­ti­ca, ecco­mi sul­la stra­da di ritorno.
Tra me e me pen­so: “Boia dé, per questo scherzet­to mi parte un centi­no così, ad caz­zum”.
Se l’ospedale di Porto­fer­raio fun­zionasse… vab­bè, sten­di­amo un velo pietoso.
Sono a Piom­bi­no e la nave utile parte tra un bel po’: non ho alcu­na fret­ta e nes­suna inten­zione di rimpin­guare il (già bel­lo gon­fio, sup­pon­go) forziere comu­nale piom­bi­nese, facen­do­mi bec­ca­re da quel famiger­a­to autovelox.
Al riguar­do ne sono già state dette tante: rias­sumo in un rigo.
Non ha una fun­zione pre­ven­ti­va, ma repres­si­va, e di che popò. Lo han­no instal­la­to lì, qua­si alla cieca, dopo un dos­so, in disce­sa.
Ver­rebbe da dire alla tra­di­to­ra, ma non lo dico.
Ver­rebbe da dire che è dia­bol­i­co, per far cas­sa e bas­ta, ma non lo dico.
Ver­rebbe da dire che è una man­na­ia, l’ennesima, che si abbat­te sug­li elbani (tan­to sai, le navi costano stec­coli, e vi riman­do al ter­zo rigo), ma non lo dico.
Ver­rebbe da dire tut­to questo, ma non lo dico, e sapete il per­ché?
Per­ché del­la col­lo­cazione di quell’autovelox io lo so, per­fet­ta­mente, da mo’, e so altresì che devo rispettare il lim­ite di veloc­ità, che in quel pun­to è di 50 km/h.
E allo­ra sai che fac­cio? Impos­to il cruise con­trol e scor­ro via tran­quil­lo.
Niente di più fal­so.
Dopo un ragionev­ole las­so di tem­po mi arri­va la bus­ta verde.

Ogget­to: un roboante VERBALE DI ACCERTAMENTO DI VIOLAZIONE DEL CODICE DELLA STRADA.

Leg­go atten­ta­mente, ave­vo super­a­to il lim­ite di veloc­ità: face­vo 51 km/h.
Mi parte, in rap­i­da suc­ces­sione, un moc­co­lo dietro l’altro, dé no.
E dunque, men­tre sto impre­can­do a tut­to spi­ano, cer­co, comunque sia, di man­tenere non dico il sangue fred­do, ma almeno un bagliore di lucid­ità, allo­ra cor­reg­go il tiro e me la pren­do con me stes­so: “Sei un coglione! Hai sì imposta­to il cruise con­trol, ma la macchi­na è pesan­tuc­cia e il dos­so lo potrebbe anco sen­tì, vedrai ha pre­so il via in disce­sa, di poco, ma deve avé pre­so il via in disce­sa… 44,70 Euri (se paghi subito) nelle gen­give! Ci hai dato! Che fava lessa che sei!”.
Ma poi rimug­i­no e cor­reg­go nuo­va­mente il tiro: “No! In teo­ria il cruise ‘un sgar­ra, ‘un pole sgar­rà, c’è appos­ta!”.
Sic­ché sono lì, cuci­na­to a fuo­co lento, che non mi do pace per quel­la folle veloc­ità ril­e­va­ta.
Pen­so e ripen­so a cosa pos­sa aver gen­er­a­to quel maledet­to caz­zo di km/h in più, cioè se, in qualche modo, ci pos­sa essere sta­ta una sor­ta di spin­ta, una propul­sione aggiun­ti­va.
E così, riavvol­gen­do lenta­mente il nas­tro, ecco pun­tuale la doc­cia fred­da, per­ché la realtà è peg­gio dell’immaginazione.
Dopo aver oltrepas­sato il McDonald’s — pen­san­do al cibo che, facen­do anche la fila, ti viene servi­to lì e agli gnoc­chi, pas­ta­s­ciutte, peper­onate e com­pag­nia bel­la che invece mi dilu­vio io alla volée — mi sono volta­to leg­ger­mente all’indietro e mi sono abban­do­na­to in un (quel­lo sì, roboante) ulu­la­to.

Chiedo venia.

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