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Manchette di prima

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Manchette di prima

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Gianfranco Panvini: L’uomo e lo scrittore. Il ricordo di Federico Regini

Pron­to?”

“Sei Regi­ni? mi han­no dato il nume­ro giu­sto?”

“Si, sono io”

“Ciao! Sono Gian­fran­co Pan­vi­ni”

Quel­la tele­fo­na­ta di qual­che anno fa la ricor­do bene, mi emo­zio­nai, per­ché in tut­ta sin­ce­ri­tà non me l’a­spet­ta­vo pro­prio, lo cono­sce­vo di nome e attra­ver­so la let­tu­ra dei suoi libri, ma di per­so­na no.

“Si che lo cono­sci, Gian­fran­co è ori­gi­na­rio di qui”, “è il mari­to di Ariel­la dai, anda­va a scuo­la con tua mam­ma”, “Sua figlia è Bar­ba­ra”, “Ho capi­to! cono­sco solo la sorel­la e la nipo­te, Sabri­na, ma lui non ce l’ho pre­sen­te se non per le foto”.

Io ero alla mia pri­ma pic­co­la pub­bli­ca­zio­ne e di lui se scor­re­vi i rico­no­sci­men­ti avu­ti, le recen­sio­ni e i nume­ri “veri” di ven­di­ta, impal­li­di­vi e dice­vi “ma que­sto dovreb­be esse­re al Mau­ri­zio Costan­zo Show, mica al tele­fo­no con me per incon­trar­ci e fare due chiac­chie­re su quel­lo che ave­vo scrit­to”.

Giu­sto per inqua­dra­re il per­so­nag­gio e lo scrit­to­re con cui sta­vo par­lan­do al tele­fo­no, si trat­ta di uno che ha ven­du­to 100.000 copie nei pri­mi 15 gior­ni di usci­ta di uno dei suoi roman­zi del­la “trio­lo­gia marit­ti­ma” (che lo han­no fat­to cono­sce­re al gran­de pub­bli­co), più vol­te inse­ri­to nei pri­mi posti del­la Clas­si­fi­ca Nazio­na­le Nar­ra­to­ri Ita­lia­ni del Cor­rie­re del­la Sera, pre­mia­to al Salo­ne Inter­na­zio­na­le del­l’U­mo­ri­smo, vin­ci­to­re del Pre­mio Bor­di­ghe­ra e del­la Tar­ga alla car­rie­ra al Pre­mio Bri­gnet­ti del­l’I­so­la d’El­ba, recen­si­to su tut­ti, ma pro­prio tut­ti, i quo­ti­dia­ni Nazio­na­li, dal­la Rai e nei gior­na­li del set­to­re edi­to­ria­le, le pre­fa­zio­ni con­fe­zio­na­te da Gaspa­re Bar­biel­li­ni Ami­dei e le illu­stra­zio­ni rea­liz­za­te da Bru­no Boz­zet­to e i roman­zi edi­ta­ti da Bal­di­ni e Castol­di-Zelig, Comix, Ali­ber­ti e con distri­bu­zio­ne Mon­da­do­ri. Ho reso l’i­dea giu­sto?

E così ci tro­vam­mo nel­la piaz­za Mat­teot­ti di Por­to Azzur­ro a cam­mi­na­re su e giù per il lun­go­ma­re a par­la­re di scrit­tu­ra, di cos’è quel­l’ug­gia che por­ta a vomi­ta­re paro­le, dei pro­get­ti, del suo suc­ces­so e del per­ché ne fos­se così riser­va­to e distac­ca­to, pur essen­do già al pri­mo con­tat­to una per­so­na socie­vo­le, curio­sa e iro­ni­ca oltre misu­ra, ma misu­ra­ta­men­te per­ché era un pas­so avan­ti e sape­va gesti­re l’i­ro­nia, mai vol­ga­re, sem­pre acu­ta e intel­li­gen­te.

Basta pen­sa­re che per i roman­zi suc­ces­si­vi, i suoi Thril­ler per inten­der­si, usa­va lo pseu­do­ni­mo di John Fran­cis Bread­wi­ne (il suo nome tra­dot­to in ingle­se), uno scrit­to­re a tut­to ton­do che sape­va spa­zia­re in vari gene­ri con approc­cio ori­gi­na­le e per­so­na­le.

Cioè, un signo­re col­to, serio (sen­za pren­der­si sul serio) e di bel­l’a­spet­to che se lo met­te­vi in un salot­to tele­vi­si­vo o dove vuol si voglia ti tene­va inchio­da­to al discor­so, eppu­re ha rifiu­ta­to quel faci­le per­cor­so media­ti­co alla sua por­ta­ta.

Negli anni le nostre chiac­chie­ra­te sono con­ti­nua­te, ho cono­sciu­to meglio l’uo­mo, quel­lo lega­to anche alla sua pro­fes­sio­ne di medi­co di base, che ha por­ta­to avan­ti con dedi­zio­ne e impe­gno per tut­ta la vita e quel­lo che poi si è distac­ca­to volon­ta­ria­men­te dal­la gran­de edi­to­ria, la stes­sa che l’a­ve­va por­ta­to al suc­ces­so e lo ave­va delu­so (direi anche un’altra cosa sapen­do quel­lo che gli han­no com­bi­na­to con i dirit­ti d’au­to­re), un allon­ta­na­men­to vesti­to del suo approc­cio este­ti­co mol­to Bri­tish.

Gian­fran­co nel frat­tem­po ha con­ti­nua­to a scri­ve­re e parec­chio, mi con­fi­da­va che se non aves­se tro­va­to una casa edi­tri­ce decen­te (sot­to il pro­fi­lo del­la serie­tà edi­to­ria­le), maga­ri avreb­be stu­dia­to qual­co­sa da gesti­re diret­ta­men­te sul web (era moder­no e al pas­so con i tem­pi) sen­za que­gli inter­me­dia­ri, a cui del­la scrit­tu­ra non fre­ga nien­te e pen­sa­no solo a spil­la­re i sol­di.

In que­sti anni ha pro­dot­to mol­to mate­ria­le, ram­men­ta­va in par­ti­co­lar modo un roman­zo, un roman­zo fami­glia­re che nel­l’in­ten­to dove­va attra­ver­sa­re più gene­ra­zio­ni, sno­dan­do­si a par­ti­re dal seco­lo scor­so e ambien­ta­to sull’isola, ci sta­va lavo­ran­do per finir­lo e nel rac­con­tar­me­lo ci tene­va pro­prio e io più di lui a leg­ger­lo.

Mi ricor­do pur­trop­po anche la nostra ulti­ma tele­fo­na­ta, non sta­va tan­to bene e dove­va fare del­le visi­te, era una chia­ma­ta di lavo­ro ed è sta­ta veloce,inoltre pri­ma c’e­ra sta­to il perio­do del­le chiu­su­re cau­sa Covid e dav­ve­ro non ave­va­mo dato segui­to a quel­le pia­ce­vo­li chiac­chie­ra­te, tan­to si pen­sa che ci sia tem­po per recu­pe­ra­re.

Pur­trop­po non si può recu­pe­ra­re, cer­che­rò di custo­di­re i suoi con­si­gli insie­me al suo sguar­do sor­nio­ne quan­do ti squa­dra­va attra­ver­so que­gli occhi color del cie­lo.
L’isola ha per­so un gran­de uomo e scrit­to­re, spe­ro che la sua ere­di­tà let­te­ra­ria pos­sa esse­re custo­di­ta, valo­riz­za­ta e rac­con­ta­ta e mi pia­ce­reb­be tan­tis­si­mo poter leg­ge­re quel roman­zo a cui tene­va tan­to.

 

Un pen­sie­ro sin­ce­ro ovun­que tu sia Gian­fran­co e un abbrac­cio gran­de a Bar­ba­ra e Ariel­la.

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