“Pronto?”
“Sei Regini? mi hanno dato il numero giusto?”
“Si, sono io”
“Ciao! Sono Gianfranco Panvini”
Quella telefonata di qualche anno fa la ricordo bene, mi emozionai, perché in tutta sincerità non me l’aspettavo proprio, lo conoscevo di nome e attraverso la lettura dei suoi libri, ma di persona no.
“Si che lo conosci, Gianfranco è originario di qui”, “è il marito di Ariella dai, andava a scuola con tua mamma”, “Sua figlia è Barbara”, “Ho capito! conosco solo la sorella e la nipote, Sabrina, ma lui non ce l’ho presente se non per le foto”.
Io ero alla mia prima piccola pubblicazione e di lui se scorrevi i riconoscimenti avuti, le recensioni e i numeri “veri” di vendita, impallidivi e dicevi “ma questo dovrebbe essere al Maurizio Costanzo Show, mica al telefono con me per incontrarci e fare due chiacchiere su quello che avevo scritto”.
Giusto per inquadrare il personaggio e lo scrittore con cui stavo parlando al telefono, si tratta di uno che ha venduto 100.000 copie nei primi 15 giorni di uscita di uno dei suoi romanzi della “triologia marittima” (che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico), più volte inserito nei primi posti della Classifica Nazionale Narratori Italiani del Corriere della Sera, premiato al Salone Internazionale dell’Umorismo, vincitore del Premio Bordighera e della Targa alla carriera al Premio Brignetti dell’Isola d’Elba, recensito su tutti, ma proprio tutti, i quotidiani Nazionali, dalla Rai e nei giornali del settore editoriale, le prefazioni confezionate da Gaspare Barbiellini Amidei e le illustrazioni realizzate da Bruno Bozzetto e i romanzi editati da Baldini e Castoldi-Zelig, Comix, Aliberti e con distribuzione Mondadori. Ho reso l’idea giusto?
E così ci trovammo nella piazza Matteotti di Porto Azzurro a camminare su e giù per il lungomare a parlare di scrittura, di cos’è quell’uggia che porta a vomitare parole, dei progetti, del suo successo e del perché ne fosse così riservato e distaccato, pur essendo già al primo contatto una persona socievole, curiosa e ironica oltre misura, ma misuratamente perché era un passo avanti e sapeva gestire l’ironia, mai volgare, sempre acuta e intelligente.
Basta pensare che per i romanzi successivi, i suoi Thriller per intendersi, usava lo pseudonimo di John Francis Breadwine (il suo nome tradotto in inglese), uno scrittore a tutto tondo che sapeva spaziare in vari generi con approccio originale e personale.
Cioè, un signore colto, serio (senza prendersi sul serio) e di bell’aspetto che se lo mettevi in un salotto televisivo o dove vuol si voglia ti teneva inchiodato al discorso, eppure ha rifiutato quel facile percorso mediatico alla sua portata.
Negli anni le nostre chiacchierate sono continuate, ho conosciuto meglio l’uomo, quello legato anche alla sua professione di medico di base, che ha portato avanti con dedizione e impegno per tutta la vita e quello che poi si è distaccato volontariamente dalla grande editoria, la stessa che l’aveva portato al successo e lo aveva deluso (direi anche un’altra cosa sapendo quello che gli hanno combinato con i diritti d’autore), un allontanamento vestito del suo approccio estetico molto British.
Gianfranco nel frattempo ha continuato a scrivere e parecchio, mi confidava che se non avesse trovato una casa editrice decente (sotto il profilo della serietà editoriale), magari avrebbe studiato qualcosa da gestire direttamente sul web (era moderno e al passo con i tempi) senza quegli intermediari, a cui della scrittura non frega niente e pensano solo a spillare i soldi.
In questi anni ha prodotto molto materiale, rammentava in particolar modo un romanzo, un romanzo famigliare che nell’intento doveva attraversare più generazioni, snodandosi a partire dal secolo scorso e ambientato sull’isola, ci stava lavorando per finirlo e nel raccontarmelo ci teneva proprio e io più di lui a leggerlo.
Mi ricordo purtroppo anche la nostra ultima telefonata, non stava tanto bene e doveva fare delle visite, era una chiamata di lavoro ed è stata veloce,inoltre prima c’era stato il periodo delle chiusure causa Covid e davvero non avevamo dato seguito a quelle piacevoli chiacchierate, tanto si pensa che ci sia tempo per recuperare.
Purtroppo non si può recuperare, cercherò di custodire i suoi consigli insieme al suo sguardo sornione quando ti squadrava attraverso quegli occhi color del cielo.
L’isola ha perso un grande uomo e scrittore, spero che la sua eredità letteraria possa essere custodita, valorizzata e raccontata e mi piacerebbe tantissimo poter leggere quel romanzo a cui teneva tanto.
Un pensiero sincero ovunque tu sia Gianfranco e un abbraccio grande a Barbara e Ariella.