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Manchette di prima

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Manchette di prima

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PROGETTO INiTINERE, Nuovi Paesaggi Urbani, La città di Portoferraio per l’arte

Nel 2014 ci furo­no all’I­so­la d’El­ba le cele­bra­zio­ni per i due­cen­to anni del­la venu­ta del­l’im­pe­ra­to­re, dal­le glo­rie di Ver­sail­les all’u­mi­le palaz­zi­na che fu adi­bi­ta in fret­ta e furia a magio­ne del­l’il­lu­stre ospi­te. Arri­vò con una golet­ta fin nel­la rada, poi sce­se in ter­ra in una scia­lup­pa accom­pa­gna­to da alcu­ni suoi gene­ra­li men­tre intor­no un popo­lo festan­te di cit­ta­di­ni esul­ta­va. E can­no­na­te a sal­ve annun­cia­va­no la loro gio­ia. Chi di loro avreb­be mai imma­gi­na­to tan­to ono­re! Sce­so a ter­ra il Mai­re Tra­di­ti gli offrì le chia­vi del­la cit­tà, che, poi­ché non esi­ste­va­no, furo­no tro­va­te e fat­te pas­sa­re per tali, poi in gran­de solen­ni­tà il cor­teo di nota­bi­li, uffi­cia­li e il popo­lo si avvia­ro­no ver­so il duo­mo a cele­bra­re la Mes­sa in suo ono­re. Per la gran­de occa­sio­ne nel 2014 arri­va­ro­no all’El­ba cin­que­mi­la fan napo­leo­ni­ci spar­si in tut­ta Euro­pa, in vere e pro­prie orga­niz­za­zio­ni mili­ta­ri. Vesti­ti di tut­to pun­to que­ste com­par­se con i loro ves­sil­li, armi, tam­bu­ri, trom­be, ci spro­fon­da­ro­no in un’at­mo­sfe­ra napo­leo­ni­ca mai vis­su­ta pri­ma. Pre­so da que­sto tur­bi­ne in vista del­l’e­ven­to, un mese pri­ma esat­to pre­pa­rai una tela di più di cin­que metri per qua­si tre e mi accin­si a dipin­ge­re il qua­dro più gran­de del­la mia vita. Dico gran­de per misu­re, ma il mio ami­co Rog­ge­ro Rog­ge­ri, uomo, e fine e sto­ri­co, di gran­de cul­tu­ra, mi fece nota­re anni dopo, che io (ed è vero) ave­vo pre­so sot­to gam­ba il risul­ta­to, poi­ché da pit­to­re dram­ma­ti­co qua­le sono, risul­tò trop­po cele­bra­ti­vo ai miei gusti, e in una recen­sio­ne lo smi­nuii un poco, facen­do del­l’i­ro­nia su tut­ta la fac­cen­da, e sul fat­to che non sarei cer­to pas­sa­to alla sto­ria per quel dipin­to. Ma Rog­ge­ro mi fece nota­re che un qua­dro sif­fat­to face­va l’or­go­glio del­la nostra iso­la, e che, nono­stan­te alcu­ne voci si fos­se­ro leva­te poi­ché sto­ri­ca­men­te non veri­tie­ro, il dipin­to era una del­le cose mie miglio­ri, anzi lo defi­nì “gran­dio­so” poi­ché ero riu­sci­to a crea­re, in quest’opera, la dimen­sio­ne miti­ca che, al di là del­la veri­di­ci­tà asso­lu­ta dei fat­ti, era pre­sen­te nel­la memo­ria col­let­ti­va degli elba­ni. Il ricor­do glo­rio­so e mitiz­za­to che face­va par­te del­la loro sto­ria, si pre­sen­ta­va davan­ti ai loro occhi, gra­zie alla for­za evo­ca­ti­va del­la pit­tu­ra, vivo e lumi­no­so, ful­gi­do di una gran­dez­za idea­le, estre­ma­men­te effi­ca­ce nel coglie­re la vera essen­za emo­ti­va di un popo­lo. Face­va­no bel­la mostra parec­chi cit­ta­di­ni pre­si a model­lo, il mio bom­bo­la­io lo tra­sfor­mai nel sin­da­co Tra­di­ti che por­ge le chia­vi a Napo­leo­ne sul caval­lo. Il mio fale­gna­me ros­so di capel­li e bar­ba fu la spia ingle­se che tor­men­tò l’Im­pe­ra­to­re con la sua pre­sen­za, e poi osti, fidan­za­te, can­tan­ti liri­che, tec­ni­ci del suo­no, cuo­chi, pit­to­ri gio­va­ni e anzia­ni, indu­stria­li mila­ne­si in vacan­za, tut­ti furo­no mes­si in costu­me in posa. In alto a destra men­tre scom­pa­io man­gia­to dal­la fine del­la tela ci sono anch’io due vol­te. Se guar­da­te bene ma non ve ne accor­ge­re­ste se non lo con­fes­sas­si, gli sten­dar­di al ven­to ripe­to­no, inter­pre­tan­do­lo il pan­neg­gio del­lo strac­cio con cui il nau­fra­go in cima alla pira­mi­de uma­na del­la Zat­te­ra del­la Medu­sa di Théo­do­re Géri­cault cer­ca inu­til­men­te di far­si nota­re da quel pun­ti­no in fon­do che fu la nave che li sal­vò.
Rin­gra­zio me stes­so per aver affron­ta­to una fati­ca simi­le in un solo mese di lavo­ro, ma un rin­gra­zia­men­to anche a Rog­ge­ro, che mi aprì gli occhi al nuo­vo inten­di­men­to che mi era sfug­gi­to, non aven­do mai dovu­to ese­gui­re qual­co­sa di cele­bra­ti­vo.

Lucia­no Rego­li è nato a Ter­ni nel 1949. Diplo­ma­to al Liceo Arti­sti­co, ha fre­quen­ta­to la facol­tà di Archi­tet­tu­ra e la Scuo­la libe­ra del Nudo all’Accademia di Bel­le Arti di Roma. Ini­zia l’attività arti­sti­ca sot­to la gui­da del pit­to­re fran­ce­sca­no Padre Orten­sio Gion­fra, allie­vo a sua vol­ta di uno dei più signi­fi­ca­ti­vi arti­sti a caval­lo del XIX e del XX Seco­lo: il napo­le­ta­no Car­lo Sivie­ro.

Con­tro tut­te le cor­ren­ti arti­sti­che del suo tem­po, in gio­ven­tù tor­na alla pit­tu­ra figu­ra­ti­va, ricer­can­do il mestie­re negli anzia­ni pit­to­ri soprav­vis­su­ti alle Avan­guar­die del Nove­cen­to. Per­se­gue con tena­cia que­sta via, con fede incrol­la­bi­le. Dal­la fine degli anni Set­tan­ta, ini­zia la sua atti­vi­tà di ritrat­ti­sta all’estero, pres­so le gran­di fami­glie di indu­stria­li, ari­sto­cra­ti­ci e uomi­ni di cul­tu­ra, in Bra­si­le, Fran­cia, Sviz­ze­ra, Sta­ti Uni­ti ed Egit­to. In Ita­lia ese­gue ritrat­ti per la nobil­tà fio­ren­ti­na, roma­na e a per­so­nag­gi in vista dell’epoca. Del 1980 è il ritrat­to del filo­so­fo e misti­co india­no U.G. Kri­sh­na­mur­ti e del 1982 quel­lo del Pre­si­den­te egi­zia­no Hosni Muba­rak. Con­tem­po­ra­nea­men­te al ritrat­to pro­se­gue una inten­sa atti­vi­tà espo­si­ti­va fino agli anni Due­mi­la, quan­do ini­zia ad occu­par­si di arte sacra, lavo­ran­do a nume­ro­se com­mis­sio­ni di pale d’altare, come la gran­de pala del­la Lapi­da­zio­ne di San­to Ste­fa­no, per la chie­sa roma­ni­ca in Cam­pio­ni di Bug­gia­no o la Bea­ta Gem­ma Gal­ga­ni nel­la chie­sa paleo cri­stia­na dei S.S. Gio­van­ni e Pao­lo di Roma. Su invi­to del Mini­ste­ro del­la Cul­tu­ra Rus­so, par­te­ci­pa, per il Plyos Reser­va­tion Museum, al “Green Noi­se 2013”. L’anno seguen­te ese­gue la gran­de tela raf­fi­gu­ran­te lo Sbar­co di Napo­leo­ne all’Isola d’Elba. Dona al San­to Padre, Papa Fran­ce­sco, con Udien­za Papa­le del 17 giu­gno 2015, il dipin­to La Sve­sti­zio­ne del Papa, ora in Vati­ca­no.

È il fon­da­to­re de ‘La Scuo­la di Val­le di Laz­za­ro’ che pro­po­ne il recu­pe­ro del­la gran­de tra­di­zio­ne del­la pit­tu­ra ita­lia­na ed euro­pea.

Sot­to l’egida dell’UNESCO e per l’occasione del­la mostra del­la sua Scuo­la a Palaz­zo Pic­co­lo­mi­ni a Pien­za, nel 2018 pub­bli­ca 5000 km per vede­re un orec­chio. La Mor­te del­la Gran­de Pit­tu­ra, scrit­to pro­gram­ma­ti­co di rifles­sio­ne sul­le cau­se che han­no decre­ta­to la deca­den­za attua­le del­la pit­tu­ra figu­ra­ti­va. È in cor­so di pub­bli­ca­zio­ne Il Trat­ta­to del­la Pit­tu­ra incen­tra­to sul­la pro­pria espe­rien­za pit­to­ri­ca, con lo sco­po di lascia­re in ere­di­tà alle nuo­ve gene­ra­zio­ni di pit­to­ri le sue cono­scen­ze tec­ni­che, con un inse­gna­men­to rispet­to­so dei valo­ri arti­sti­ci, eti­ci, mora­li e uni­ver­sa­li del­la Gran­de Pit­tu­ra.

Ricor­dia­mo che il pro­get­to INi­TI­NE­RE par­ti­to il 25 mar­zo scor­so è dedi­ca­to all’Arte Con­tem­po­ra­nea di que­sta iso­la e nel­la sua sem­pli­ci­tà assol­ve tre com­pi­ti sostan­zia­li: deco­ro urba­no, pro­mo­zio­ne turi­sti­ca e ini­zia­ti­va cul­tu­ra­le di valo­riz­za­zio­ne del Patri­mo­nio Imma­te­ria­le. Il Comu­ne di Por­to­fer­ra­io ha, da subi­to, appog­gia­to il pro­get­to pre­sen­ta­to dall’Associazione Cul­tu­ra­le Per­se­pho­ne e da Ape Agen­zia che si divi­do­no i ruo­li attra­ver­so i loro rap­pre­sen­tan­ti di dire­zio­ne arti­sti­ca, Ange­la Gal­li, e dire­zio­ne tec­ni­ca, Mas­si­mo Zot­to­la. Il pro­get­to è sta­to divi­so in due par­ti, nel­la pri­ma par­te sono pre­sen­ti set­te arti­sti, con il maxi­po­ster di Lucia­no Rego­li, sia­mo al quin­to arti­sta espo­sto, alcu­ni maxi­po­ster sono anco­ra visi­bi­li: Belin­da Bian­cot­ti, In Blue, posta­zio­ne 8, sul­la tan­gen­zia­li; Ange­la Gal­li con Lave­ria al Gine­vro, Serie Strut­tu­re n°15, davan­ti al super­mer­ca­to Conad di Car­pa­ni; Mar­cel­lo D’Arco, Spet­ta­co­lo dall’antica biblio­te­ca, sot­to il tun­nel di via Guer­raz­zi; Mimì Jasmi­ne Sal­ley, Fami­ly por­trait, è sta­ta espo­sta dal 16 apri­le per due set­ti­ma­ne pres­so la roton­da del­la zona indu­stria­le.

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