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La recensione di Camilla Moretti — Fedeltà di Marco Missiroli

Que­sta recen­sio­ne è sta­ta scrit­ta per gli aman­ti del­la buo­na let­tu­ra da Camil­la Moretti.
Camil­la è una ragaz­za con un gran­de cuo­re e anche tan­ta, tan­ta curio­si­tà per il sapere.
È una stu­dio­sa seria e desi­de­ro­sa di cono­sce­re, una let­tri­ce for­te e pron­ta a lascia­re in que­sta recen­sio­ne le sue emozioni.

«Che paro­la sba­glia­ta, aman­te. Che paro­la sba­glia­ta, tradimento».
“Si vede che è un bra­vo ragaz­zo…”. Lo dis­se mio padre di Mar­co Mis­si­ro­li nell’estate del 2015. Ave­va vin­to la 43esima edi­zio­ne del Pre­mio Bri­gnet­ti con il suo quin­to roman­zo Atti osce­ni in luo­go pri­va­to (Fel­tri­nel­li 2015) e mio padre, dopo aver assi­sti­to alla pre­mia­zio­ne sera­le nel cor­ti­le del­la nostra De Lau­gier, ave­va tro­va­to solo quel­le paro­le da dirmi. 
Mar­co Mis­si­ro­li ed io, ci sia­mo incon­tra­ti, o for­se sareb­be più appro­pria­to dire scon­tra­ti, esat­ta­men­te cin­que anni dopo e anco­ra non vi so dire se sia sta­to per sba­glio o per scel­ta. È stato. 
A pre­ci­pi­ta­re sul­la mia stra­da, è sta­to il suo roman­zo Fedel­tà (Einau­di 2019), vin­ci­to­re del Pre­mio Stre­ga Gio­va­ni 2019. Non è sta­to amo­re a pri­ma vista: un tito­lo del gene­re spa­ven­te­reb­be anche i più teme­ra­ri, ne sono qua­si cer­ta. Alla fine, nono­stan­te tut­to, ci sia­mo piaciuti. 
Ambien­ta­ta tra una Mila­no fre­ne­ti­ca e viva e una Rimi­ni nel­la sua veri­sio­ne inver­na­le, ven­to­sa e poe­ti­ca, Mis­si­ro­li tes­se, con la sua pen­na cru­da, i fili del­la sto­ria di Mar­ghe­ri­ta, di Car­lo, di Sofia, di Anna, di Andrea: per­so­nag­gi che san­no esse­re rim­bom­ban­ti, auda­ci, imbat­ti­bi­li e che al con­tem­po sem­bra­no eva­po­ra­re nel­la loro fra­gi­le incon­si­sten­za esi­sten­zia­le. Cuce insie­me le loro inti­mi­tà, i loro pas­sa­ti, i loro incon­tri, i loro scan­da­li, i loro lega­mi, le loro osses­sio­ni, donan­do a noi let­to­ri, come una vera e pro­pra car­ti­na tor­na­so­le, la pre­zio­sa occa­sio­ne di riflettere. 
Sia­mo sicu­ri che resi­ste­re a una ten­ta­zio­ne signi­fi­chi esse­re fede­li? E se quel­la rinun­cia rap­pre­sen­tas­se il tra­di­men­to del­la nostra indo­le piú pro­fon­da? Se sia­mo fede­li a noi stes­si, quan­to sia­mo infe­de­li agli altri? La fedel­tà è un’àn­co­ra che ci per­met­te di non esse­re tra­vol­ti nel­la tem­pe­sta, ma è anche lo spec­chio in cui ci cer­chia­mo ogni gior­no spe­ran­do di riconoscerci. 
E se un gior­no ci sve­glias­si­mo sen­za rico­no­scer­ci più? Signi­fi­cherb­be neces­sa­ria­men­te infe­li­ci­tà, fine, bara­tro? In un mon­do così vano e illu­so­rio come quel­lo odier­no, è anco­ra pos­si­bi­le par­la­re di fedeltà?
Io non ho le rispo­ste a tut­te que­ste doman­de, ma se oggi mio padre mi venis­se a chie­de­re che cosa ne pen­so di Mar­co Mis­si­ro­li, sicu­ra­men­te rispon­de­rei: “Si vede che è un bra­vo ragazzo…”.

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