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Monitoraggio dei rifiuti marini effettuato sulle spiagge dell’Arcipelago Toscano 

Il pro­ble­ma del­l’in­qui­na­men­to da pla­sti­ca non si fer­ma all’ambiente e alla fau­na che lo abi­ta, ma arri­va a coin­vol­ge­re gli esse­ri uma­ni: è ormai docu­men­ta­to come le micro­pla­sti­che stia­no con­ta­mi­nan­do l’a­ria che respi­ria­mo, il cibo che man­gia­mo e l’ac­qua che bevia­mo. La natu­ra e gli effet­ti dei rifiu­ti di pla­sti­ca sul­la cate­na ali­men­ta­re mari­na, sul­la pesca, così come sul­la salu­te uma­na, sono que­stio­ni impor­tan­ti da indagare.

Il Par­co Nazio­na­le del­l’Ar­ci­pe­la­go Tosca­no e l’U­ni­ver­si­tà di Sie­na, col­la­bo­ra­no per moni­to­ra­re la pre­sen­za di rifiu­ti mari­ni “beach lit­ter” su alcu­ne spiag­ge del­l’Ar­ci­pe­la­go Tosca­no nel­l’am­bi­to del­le azio­ni pre­vi­ste da INTERREG Medi­ter­ra­nean — Pla­stic Buster: un pro­get­to per pre­ser­va­re la Bio­di­ver­si­tà del­le Aree Mari­ne Pro­tet­te del Medi­ter­ra­neo dall’inquinamento da plastica.

Il lavo­ro è ini­zia­to a fine 2019 e pre­ve­de di cam­pio­na­re alcu­ni siti nel cor­so del­le diver­se sta­gio­ni. I dati otte­nu­ti, gra­zie all’im­pe­gno di diver­si Isti­tu­ti inter­na­zio­na­li che si occu­pa­no del­l’ar­go­men­to, saran­no uti­li per defi­ni­re model­li di pre­vi­sio­ne sul­la dif­fu­sio­ne dei rifiu­ti in ambien­te mari­no. Al momen­to dispo­nia­mo di una foto­gra­fia che in par­te con­fer­ma i dati rac­col­ti anche in altri con­te­sti e che ci aiu­ta a com­pren­de­re qua­li sia­no i materiali/prodotti che “sfug­go­no” al nostro con­trol­lo minac­cian­do gra­ve­men­te il nostro eco­si­ste­ma marino.

Le spiag­ge cam­pio­na­te sono la spiag­gia di Cala Mae­stra a Mon­te­cri­sto; quel­le del Cam­pe­se e dell’Arenella sull’isola del Giglio, la spiag­gia di Cala San Gio­van­ni a Pia­no­sa, le spiag­ge di Proc­chio, Laco­na e Capo Bian­co all’isola d’El­ba e la spiag­gia del molo sull’isola di Capraia.

La pre­sen­za di rifiu­ti mari­ni è sta­ta rile­va­ta seguen­do un meto­do stan­dard mes­so a pun­to pro­prio gra­zie al pro­get­to. I “beach lit­ter” sono quin­di sta­ti divi­si in macro­ri­fiu­ti e microplastiche.

Tra i macro­ri­fiu­ti sono sta­ti inclu­si quel­li di dimen­sio­ni supe­rio­ri a 2,5 cm. Que­sti sono sta­ti ricer­ca­ti, nel­le spiag­ge più pic­co­le, sul­l’in­te­ra super­fi­cie del­la stes­sa, e, nel­le più gran­di, su una stri­scia ”cam­pio­ne”. Tut­ti i rifiu­ti sono sta­ti cata­lo­ga­ti su appo­si­te sche­de, pesa­ti e smal­ti­ti; per i rifiu­ti di gran­di dimen­sio­ni, lascia­ti sul posto, al cata­lo­go è sta­ta alle­ga­ta la docu­men­ta­zio­ne fotografica.

In meri­to alla tipo­lo­gia dei rifiu­ti tro­va­ti l’e­len­co è mol­to lun­go ma risal­ta­no per abbon­dan­za: baston­ci­ni cot­ton fiock, tap­pi di pla­sti­ca, pez­zi di pla­sti­ca rigi­da vari, poli­sti­ro­lo e can­nuc­ce. Non man­ca­no nep­pu­re boe di pla­sti­ca di gran­di dimen­sio­ni, sirin­ghe e can­ne da pesca. In peso, la per­cen­tua­le mag­gio­re è rag­giun­ta da pla­sti­che di vario tipo e di dimen­sio­ni fino a 50 cm; anche i tap­pi di pla­sti­ca han­no un peso rile­van­te in per­cen­tua­le, così come gli imballaggi.

I tec­ni­ci si sono sof­fer­ma­ti anche sul­l’e­sa­me del­le micro­pla­sti­che; in que­sto caso, alla fase di rac­col­ta sul cam­po, segue l’e­la­bo­ra­zio­ne in labo­ra­to­rio anco­ra in cor­so. Sul cam­po si lavo­ra su super­fi­ci di 1 mq, uti­liz­zan­do un qua­dra­to di legno.

Dal­l’a­rea ven­go­no rac­col­ti i pri­mi 2–3 cm di sedi­men­to che vie­ne suc­ces­si­va­men­te setac­cia­to pas­san­do­lo su setac­ci metal­li­ci a maglie da 1, 2 e 5 mm, a secon­da del­la gra­nu­lo­me­tria del­la sab­bia, e imbu­sta­to per il tra­sfe­ri­men­to in laboratorio.

Duran­te il cam­pio­na­men­to sono sta­ti ritro­va­ti un nume­ro rile­van­te di gra­nu­li di pla­sti­ca pri­ma­ria di dimen­sio­ni pic­co­lis­si­me (tre i 2 e i 4 mm), det­ti anche “lacri­me di sire­na” o “nurd­les”

Lo stu­dio sta pro­se­guen­do e, com­pa­ti­bil­men­te all’e­mer­gen­za Covid-2019, appe­na pos­si­bi­le saran­no nuo­va­men­te repli­ca­te le visi­te pres­so le aree cam­pio­na­te, per evi­den­zia­re even­tua­li modi­fi­che nel cor­so del­le diver­se stagioni.

La rac­col­ta di rifiu­ti, la rimo­zio­ne e rac­col­ta di attrez­za­tu­re da pesca abban­do­na­te, la crea­zio­ne di mec­ca­ni­smi di rici­clag­gio e di siste­mi di resti­tu­zio­ne / depo­si­to per imbal­lag­gi, sono alcu­ni esem­pi del­le azio­ni con­cre­te che ver­ran­no svi­lup­pa­te, testa­te e pro­mos­se dal pro­get­to INTERREG Medi­ter­ra­nean — Pla­stic Buster nel­le diver­se aree pilo­ta coin­vol­te del baci­no nel Medi­ter­ra­neo. Il meto­do uti­liz­za­to oltre al rigo­re scien­ti­fi­co si basa su un approc­cio con­di­vi­so, con il coin­vol­gi­men­to di sog­get­ti inte­res­sa­ti qua­li: auto­ri­tà por­tua­li, pesca­to­ri e comu­ni. Il pro­get­to pre­ve­de, infi­ne, un’am­pia gam­ma di azio­ni per miglio­ra­re la con­sa­pe­vo­lez­za del­le par­ti inte­res­sa­te e cata­liz­za­re il cam­bia­men­to nel­le loro per­ce­zio­ni e atteg­gia­men­ti ver­so gli sprechi.

Come sot­to­li­nea­to, infat­ti, dal­la Con­ven­zio­ne di Bar­cel­lo­na nel­l’am­bi­to del Pia­no regio­na­le per i rifiu­ti mari­ni (Istan­bul 2013) ” L’in­qui­na­men­to mari­no non cono­sce fron­tie­re, l’in­qui­na­men­to in un pae­se col­pi­sce tut­ti gli altri “.

Per ogni ulte­rio­re infor­ma­zio­ne in meri­to alle atti­vi­tà di pro­get­to, alle news ed agli even­ti è pos­si­bi­le con­sul­ta­re il sito inter­net: http://plasticbusters.unisi.it/, ed i rela­ti­vi social. Face­book: @Plastic Busters MPAs; Twit­ter: @ Pla­stic Busters MPAs.

Dr.ssa Auro­ra Ciardelli

Ente Par­co Nazio­na­le Arci­pe­la­go Toscano

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