Il porto di Rio Marina attende da tempo la sua occasione.
Le lunghe discussioni sulle scelte del piano regolatore portuale e sulla localizzazione del molo d’attracco per le navi per ottimizzare l’incremento di posti barca; l’estenuante ricerca di una viabilità alternativa pretesa dalla Regione Toscana a fronte di presunti incrementi di traffici quando in realtà il porto di Rio assorbiva già tutta l’utenza del versante orientale, con problemi di viabilità per l’unico accesso esistente; una previsione del primo stralcio che consentisse di ampliare il porto turistico senza interferenze con il collegamento dei traghetti.
Queste discussioni hanno tenuto per anni banco in un confronto franco e corretto tra Autorità Portuale e Comune di Rio Marina, tra lavoro degli uffici e dibattiti pubblici.
Ma ecco che ad un tratto l’attuale amministrazione trova una ricetta miracolosa che peraltro di elbano ha solo (almeno) il coinvolgimento di una società locale, chiamata a collaborare non si sa bene a quale titolo ed in che modo con una società con sede a Roma che deposita agli atti del Comune di Rio una proposta di Project financing che, nelle aspettative del proponente — ed a quanto pare nei propositi della giunta comunale — dovrebbe consentire la gestione del porto di Rio Marina per 30 anni.
Vale la pena di entrare per un istante sul piano tecnico tentando di semplificare per tutti i concetti.
Chi propone un Project financing fa sostanzialmente un terno al lotto nel caso in cui l’amministrazione dichiari la fattibilità dello stesso e lo inserisca tra gli obiettivi nella sua programmazione.
Questo comporta infatti che la successiva procedura ad evidenza pubblica possa individuare anche proposte migliori ma che l’originario promotore possa farle proprie ovvero possa modificare il proprio progetto, coerentemente con i miglioramenti proposti da altri rimanendo lui l’aggiudicatario della concessione.
Alla luce di questo si comprende facilmente come la delibera della giunta comunale del 6 dicembre 2021 abbia compiuto un atto fondamentale per il futuro del paese senza neanche curarsi di un minimo di informativa preventiva per non parlare di partecipazione.
E’ doveroso pertanto provare a comprendere se la ricetta sia davvero miracolosa o sia purtroppo al contrario l’usurpazione di un sacrosanto diritto di andare a verificare davvero la migliore proposta per il paese.
Basta un’occhiata agli atti per comprendere che nessuna verifica dei requisiti del soggetto proponente è stata fatta prima di assegnare un tale privilegio nella procedura, quando invece la legge prevede che il promotore di un Project financing debba avere gli stessi requisiti del futuro titolare della concessione.
Basta un’occhiata agli atti per vedere che l’interesse pubblico che l’amministrazione perseguirebbe con questa operazione è quello della riqualificazione dei voltoni ovvero di un obbligo che lei stessa aveva assunto con il trasferimento al comune di questi locali secondo le norme del federalismo demaniale… ed oggi dichiara di inserire questo obiettivo tra quelli strategici dell’amministrazione grazie all’illuminazione di un soggetto privato!!!
Ma soprattutto questa enorme fortuna si verificherà solo quando sarà realizzato l’ampliamento da parte dell’Autorità di Sistema Portuale e moltiplicati i guadagni perché fino ad allora la benigna sorte lascerà agli abitanti di Rio un servizio affidato per 30 anni a condizioni che non costituiscono parametro della procedura di gara.
Appare da ultimo quasi un’ovvietà… Ma anche le casse del comune sì sacrificheranno pur di consentire che la ricetta sia cucinata e si accontenteranno di una remunerazione irrisoria rispetto alla redditività di un porto turistico che comunque nessuno comparerà.
Se nessuno è profeta in patria certamente a pescarne in continente siamo bravissimi.
Paola Mancuso