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Il Rospo smeraldino incontra Poseidone

Dopo 3 anni e mez­zo di duro lavo­ro nei cam­pi e dopo esser­ci impos­ses­sa­ti del cul­mi­ne ari­do di una col­li­na tra­sfor­ma­to dai vec­chi in oli­ve­to sia­mo qua a rac­con­ta­re con orgo­glio il ritro­va­men­to di un pic­co­lo ami­co qua­si dato per spac­cia­to che ha ritro­va­to casa nel­la nostra Azien­da Agri­co­la: I Giar­di­ni di Poseidone.
C’è chi sul­l’i­so­la nem­me­no sa di cosa stia­mo par­lan­do, c’è chi lo con­si­de­ra spre­ge­vol­men­te un inu­ti­le rospo e chi lo usa come ali­bi green costruen­do un sot­to pas­so dedi­ca­to per poi pre­pa­rar­si a deva­sta­re un eco­si­ste­ma mari­no con un dis­sa­la­to­re ecc. ecc. ma al di là di tut­to que­sto sim­pa­ti­co batra­ce si è palesato.
La sod­di­sfa­zio­ne nasce dal fat­to che il nostro caso ha dimo­stra­to che si può otte­ne­re sia un ritor­no eco­no­mi­co sia nuo­va vita nono­stan­te tan­te vol­te si con­si­de­ra l’agricoltura bio­di­ver­sa o bio­e­ti­ca una stu­pi­dag­gi­ne che non da pro­ven­ti, un ammas­so di nozio­ni inu­ti­le risol­vi­bi­le con la chi­mi­ca, pra­ti­che dif­fi­cil­men­te spie­ga­bi­li facil­men­te sur­clas­sa­te con con mil­le lavo­ra­zio­ni del ter­re­no e la mec­ca­niz­za­zio­ne. Dicia­mo che se tut­ti ragio­nas­si­mo come l’a­gri­col­to­re medio odier­no, il mon­do sareb­be un ammas­so di fuf­fa pri­vo di ric­chez­za e impo­ve­ri­to qua­si total­men­te del­la sua biodiversità.
Abbia­mo sca­va­to le nostre fos­se livel­la­ri a mano con stru­men­ti pri­mi­ti­vi con una livel­la ad acqua, una van­ga e un badi­le e lo abbia­mo fat­to per crea­re zone di assor­bi­men­to del­la poca acqua pio­va­na che anco­ra la natu­ra ci con­ce­de; que­ste fos­se livel­la­ri, in ger­go per­ma­cul­tu­ra­le swa­les, sono dive­nu­te, oltre ad esse­re un’ot­ti­ma gestio­ne idri­ca, l’habitat idea­le per un ani­ma­let­to in via d’estinzione come il nostro rospo sme­ral­di­no, Bufo viri­dis (oggi rino­mi­na­to Bufo­tes balea­ri­cus) per gli amici.
Un esem­pio di come la Per­ma­cul­tu­ra crea bio­di­ver­si­tà favo­ren­do negli ambien­ti di mar­gi­ne la pro­li­fe­ra­zio­ne di spe­cie che come ambien­te di rife­ri­men­to han­no nic­chie tal­men­te ristret­te da esse­re mes­se in gra­ve dif­fi­col­tà dall’agricoltura con­ven­zio­na­le e non solo.
Oggi sia­mo chia­ma­ti a difen­der­ci da un’al­tra gra­vis­si­ma pia­ga: i cin­ghia­li che nel­le nostre swa­les si fan­no il bidet ed ecco spie­ga­to per­ché un ani­ma­le intro­dot­to per sco­po ludi­co può esse­re noci­vo per un eco­si­ste­ma in equi­li­brio come lo era il ter­ri­to­rio elba­no. Tut­te le zone di ripro­du­zio­ne del Bufo­tes balea­ri­cus sono minac­cia­te dall’uomo e dai cin­ghia­li (dife­si da ani­ma­li­sti poco coscien­ti e poco ambien­ta­li­sti) sen­za che nes­su­no mini­ma­men­te se ne pre­oc­cu­pi o pren­da provvedimenti.
L’agricoltura rura­le ed eti­ca va aiu­ta­ta e non sbef­feg­gia­ta per­ché se anco­ra mol­te di que­ste crea­tu­re esi­sto­no è gra­zie a chi, sen­za curar­si trop­po del vil dena­ro, ha deci­so di dare un esem­pio pas­san­do per fol­le. Oggi è ampia­men­te dimo­stra­to che que­sta “fol­lia”, oltre a pro­teg­ge­re ciò che di pre­zio­so resta tra le mace­rie di un ter­ri­to­rio, con­sen­te a chi la pra­ti­ca una vita sana, digni­to­sa e autosufficiente.
Biso­gne­reb­be ren­de­re tut­ti con­sa­pe­vo­li che la per­di­ta di natu­ra­li­tà cioè di bio­di­ver­si­tà di un ter­ri­to­rio può esse­re mone­tiz­za­ta come una per­di­ta di patri­mo­nio e se que­sta venis­se cal­co­la­ta sareb­be una cifra con mol­tis­si­mi zeri a sca­pi­to nostro e del­le gene­ra­zio­ni futu­re. Quin­di c’è da far capi­re a chi anco­ra non ha col­to il mes­sag­gio che l’uo­mo non è sopra le par­ti ma par­te di un insie­me di cui non dovreb­be pren­der­si la bri­ga e il “diso­no­re” di deci­der­ne le sorti.
Viva il Rospo sme­ral­di­no, la natu­ra e chi la rispetta!

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