Nonostante questo, nel 2020, in un periodo in cui il mondo naviga cullato dalla speranza che la medicina possa renderci quasi immortali (Covid a parte), da un futuro immerso nella tecnologia, dove si sostituiscono valvole mitraliche o si effettuano Stent in meno di un’ora, noi (Elbani) siamo ancora aggrappati alla necessità di non doversi sentire male in un giorno in cui il tempo fa i capricci, e questo perché il nostro ospedale non è attrezzato, come dovrebbe esserlo un ospedale costruito su un’isola di 33.000,00 abitanti. Conosco la paura di attendere l’arrivo di un elicottero mentre il tuo cuore batte a rilento, quasi fermo, e l’ossigeno sembra una chimera irraggiungibile per i tuoi polmoni, ma non posso neanche provare a immaginare cos’abbia passato quel paziente imbarcato su una motovedetta con il mare in burrasca e costretto a rientrare in ospedale dopo un viaggio abbozzato nella speranza che tutto finisca nel più breve tempo possibile e che il cuore torni a battere regolarmente. Il rientro in ospedale, l’attesa che il tempo permetta a l’elicottero di atterrare, secondi che si trasformano in minuti, poi in ore, in attesa con l’angoscia che cresce.
Non è più possibile andare avanti così. Chissà se il dottor Conti utilizzerà quest’ennesima esperienza per sciorinare casistiche atte a ridurre ancora la forza di questo ospedale? Zini, sindaci, siete voi i preposti a sbattere i pugni sui tavoli che contano. Siete voi delegati a far sentire la Nostra voce. Sono ormai quindici anni e forse più che questa lotta intestina alla ASL continua a depotenziare il nostro sistema sanitario. BASTA.BASTA. BASTA.