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Manchette di prima

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Alessandro Pugi: Provare sulla propria pelle la devastante sensazione della morte è qualcosa di terribile che non auguro mai a nessuno di provare

Nono­stan­te que­sto, nel 2020, in un perio­do in cui il mon­do navi­ga cul­la­to dal­la spe­ran­za che la medi­ci­na pos­sa ren­der­ci qua­si immor­ta­li (Covid a par­te), da un futu­ro immer­so nel­la tec­no­lo­gia, dove si sosti­tui­sco­no val­vo­le mitra­li­che o si effet­tua­no Stent in meno di un’o­ra, noi (Elba­ni) sia­mo anco­ra aggrap­pa­ti alla neces­si­tà di non dover­si sen­ti­re male in un gior­no in cui il tem­po fa i capric­ci, e que­sto per­ché il nostro ospe­da­le non è attrez­za­to, come dovreb­be esser­lo un ospe­da­le costrui­to su un’i­so­la di 33.000,00 abi­tan­ti. Cono­sco la pau­ra di atten­de­re l’ar­ri­vo di un eli­cot­te­ro men­tre il tuo cuo­re bat­te a rilen­to, qua­si fer­mo, e l’os­si­ge­no sem­bra una chi­me­ra irrag­giun­gi­bi­le per i tuoi pol­mo­ni, ma non pos­so nean­che pro­va­re a imma­gi­na­re cos’ab­bia pas­sa­to quel pazien­te imbar­ca­to su una moto­ve­det­ta con il mare in bur­ra­sca e costret­to a rien­tra­re in ospe­da­le dopo un viag­gio abboz­za­to nel­la spe­ran­za che tut­to fini­sca nel più bre­ve tem­po pos­si­bi­le e che il cuo­re tor­ni a bat­te­re rego­lar­men­te. Il rien­tro in ospe­da­le, l’at­te­sa che il tem­po per­met­ta a l’e­li­cot­te­ro di atter­ra­re, secon­di che si tra­sfor­ma­no in minu­ti, poi in ore, in atte­sa con l’an­go­scia che cre­sce.
Non è più pos­si­bi­le anda­re avan­ti così. Chis­sà se il dot­tor Con­ti uti­liz­ze­rà que­st’en­ne­si­ma espe­rien­za per scio­ri­na­re casi­sti­che atte a ridur­re anco­ra la for­za di que­sto ospe­da­le? Zini, sin­da­ci, sie­te voi i pre­po­sti a sbat­te­re i pugni sui tavo­li che con­ta­no. Sie­te voi dele­ga­ti a far sen­ti­re la Nostra voce. Sono ormai quin­di­ci anni e for­se più che que­sta lot­ta inte­sti­na alla ASL con­ti­nua a depo­ten­zia­re il nostro siste­ma sani­ta­rio. BASTA.BASTA. BASTA.

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