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Portoferraio: Scusate, stiamo affogando nella merda

Su camminano.org un Fer­ra­je­se disil­lu­so ha scrit­to que­sto post. Noi lo con­di­vi­dia­mo per­chè ci pice­reb­be sape­re voi cosa ne pensate

Da tem­po a Por­to­fer­ra­io han­no abi­tua­to noi cit­ta­di­ni a subi­re tutto.

L’elenco è lungo:

⁃ L’incapacità con cui sono sta­te gesti­te le pro­ble­ma­ti­che del traffico..dal cao­ti­co traf­fi­co por­tua­le, che qual­cu­no ha pen­sa­to di risol­ve­re con un sen­so uni­co e una zona a traf­fi­co limi­ta­to, sen­za con­si­de­ra­re che gli aggra­vi alla via­bi­li­tà arri­va­no da altre zone con­ge­stio­na­te, come Via­le Tesei che con l’ingresso/uscita degli auto­mez­zi dal­la Cen­tra­le Gour­met-Euro­spin bloc­ca tut­to il traf­fi­co vei­co­la­re per il por­to, ma i bra­vi ammi­ni­stra­to­ri ci voglio­no far cre­de­re che il pro­ble­ma è Via Fucini…al traf­fi­co del cen­tro di Por­to­fer­ra­io, dove non sono sta­ti capa­ci di pro­get­ta­re alcun che e han­no crea­to una situa­zio­ne tra il comi­co e l’assurdo, fat­ta di lun­ghe file di auto in coda che devo­no pas­sa­re da un var­co obbli­ga­to­rio a stac­ca­re un tic­ket per garan­tir­si l’accesso alle stra­de del pae­se, sen­za con­si­de­ra­re che da lì pas­sa chi abi­ta nel cen­tro sto­ri­co alto, sopra­tut­to anziani…

⁃ Le nomi­ne nel­le socie­tà di ser­vi­zi, in cui si pri­vi­le­gia l’amico dell’amico inve­ce di dare oppor­tu­ni­tà di cre­sci­ta a qual­che gio­va­ne del ter­ri­to­rio, con il risul­ta­to che ci tro­via­mo di fron­te a scel­te orga­niz­za­ti­ve e di gestio­ne lon­ta­ne dai veri pro­ble­mi del territorio;

⁃ Han­no dato la col­pa al Covid, al distan­zia­men­to, intan­to però duran­te i mesi inver­na­li, gli appal­ti sca­de­va­no sen­za rin­no­vo e la cit­tà acce­le­ra­va la cor­sa nel­la situa­zio­ne di degra­do in cui si tro­va, così abbia­mo visto gli appal­ti improv­vi­sa­ti del ver­de, fat­ti con la stes­sa super­fi­cia­li­tà con cui è sta­to fat­to tut­to il resto..

⁃ La scel­ta di dare la pos­si­bi­li­tà a tut­ti di esten­de­re i pro­pri tavo­li, sacro­san­ta per tute­la­re il com­mer­cio e la risto­ra­zio­ne, ma maga­ri pri­ma di dare per­mes­si pote­va­no get­ta­re un occhio ai fon­di stra­da­li? Qual­cu­no ha ammi­ra­to il fasci­no di man­gia­re una piz­za su una stra­da asfal­ta­ta dove di nor­ma pas­sa­no le auto? È for­se suf­fi­cien­te una tran­sen­na per fare un ango­lo acco­glien­te nel pae­se? O è suf­fi­cien­te spo­sta­re un vaso di fio­ri in un par­cheg­gio per fare luo­ghi dove chi si fer­ma pen­sa che si tro­va in un ango­lo indi­men­ti­ca­bi­le dell’isola, fra le auto che ti sfrec­cia­no accan­to e ti sgas­sa­no nel piatto?

⁃ E que­sti ammi­ni­stra­to­ri inca­pa­ci e auto­re­fe­ren­zia­li si guar­da­no bene dal pen­sa­re di con­fron­tar­si con i cit­ta­di­ni, ma di gior­no in gior­no ci riser­va­no inve­ce sem­pre nuo­ve sor­pre­se : un gaze­bo, una chiu­su­ra, car­tel­li nuo­vi (sen­za toglie­re i vec­chi) che cam­peg­gia­no nel­le aiuo­le abban­do­na­te tra pal­me moz­za­te e coper­to­ni di auto in bel­la mostra.

Pur­trop­po quel­lo che vie­ne fuo­ri da tut­te que­ste situa­zio­ni è una cosa sola: la scar­sa cono­scen­za del pae­se, del­la sua cul­tu­ra, del­le sue neces­si­tà, del­la sua sto­ria. Piaz­za Cavour è bene riba­dir­lo non è una Via è una piaz­za, ed era la pri­ma a meri­ta­re di esse­re libe­ra­ta dal­le auto e dai gaze­bo, a favo­re di tan­ti fio­ri, di bei tavo­li, di bei nego­zi sen­za avvi­len­ti bancarelle…

Anco­ra una vol­ta ci tro­via­mo di fron­te ad un ammi­ni­stra­zio­ne che pen­sa di chiu­de­re una via e non com­pren­de che da quan­do Por­to­fer­ra­io è sta­ta pro­get­ta­ta nel­la ver­sio­ne moder­na, sono pas­sa­ti alme­no 50/60 anni e ades­so la cre­sci­ta del pae­se e le nuo­ve esi­gen­ze impon­go­no una nuo­va visio­ne dei ser­vi­zi, del­la via­bi­li­tà, dell’uso del territorio.

Anco­ra una vol­ta ci tro­via­mo di fron­te ad ammi­ni­stra­to­ri ottu­si che pen­sa­no che per gesti­re le aiuo­le basti taglia­re le erbac­ce e non pro­get­ta­no e non recu­pe­ra­no, ammi­ni­stra­to­ri che si affi­da­no al Par­co che pen­si al loro posto cosa fare alle Galeaz­ze — un museo dei ceta­cei — anzi­ché quel­la cen­tra­le gour­met che avreb­be dovu­to tro­va­re posto nel cuo­re del pae­se, scel­ta fat­ta da tut­te le gran­di città.…oppure il Palaz­zo del­le ex-Poste in cui uno squal­li­do qua­dra­to deli­mi­ta l’ingresso per non si sa qua­le museo, o anco­ra la Gat­ta­ia, onta alle for­tez­ze medi­cee, ma che, dal momen­to che esi­ste, andreb­be alme­no gestita.

Ogni stra­da, ogni ango­lo del pae­sag­gio urba­no e non è in degra­do, ma non per le car­tac­ce o i rifiu­ti, o non solo, ma per­ché i muri cado­no, le fac­cia­te si scro­sta­no, i nego­zi chiu­do­no e lascia­no vetri­ne tap­pez­za­te di gior­na­li, un arre­do urba­no igno­bi­le e fati­scen­te, non esi­ste un’organizzazione del­la puli­zia, cesti­ni get­ta­car­ta che risal­go­no agli anni ‘90, con­su­ma­ti e pie­ni di rug­gi­ne, fio­rie­re e segna­po­sti zop­pi­can­ti, rot­ti, sbi­len­chi, e offen­si­vi per lo sguar­do igna­ro di chi pas­sa, pal­met­te sec­che e ripie­ga­te tri­ste­men­te su se stes­se sono il ver­de che ci riservano.

Ogni luo­go comu­ne, dove la vita del pae­se si è svol­ta e si potreb­be svol­ge­re, è tra­vol­to dall’incuria, dal degra­do, da inter­ven­ti di cui nes­su­no sem­bra sape­re nien­te, in cui si sono per­se anti­che pavi­men­ta­zio­ni e segni dei tem­pi pas­sa­ti: Piaz­za Padel­la, Via dell’Amore, Via Vit­tor Hugo, in cui fa bel­la mostra di se l’abbandonato e pie­no di topi ex ospe­da­le, ex cen­tro per l’impiego, affo­ga­to nel cemen­to che si disfa e nel ver­de che aumen­ta, Via del­la Regi­na dove una vora­gi­ne da anni ha crea­to uno smot­ta­men­to dell’asfalto e del­la ter­ra ver­so i palaz­zi sot­to­stan­ti, il Tea­tro dei Vigi­lan­ti, con gli inter­ni scro­sta­ti, le pol­tron­ci­ne avviz­zi­te, le fac­cia­te caden­ti, e poi si potreb­be pro­se­gui­re con il For­te Fal­co­ne, Via del Car­mi­ne, Via Ninci.…E se si scen­de ver­so il por­to, inno­mi­na­bi­le, por­ti­ci squal­li­di, pavi­men­ta­zio­ne scon­nes­sa e divel­ta, un vec­chio cal­pe­stio gom­ma­to con­sun­to dal tem­po, cabi­ne del­la Tele­com ormai in sta­to anti­co di abban­do­no. Le Ghia­ie un tem­po area ver­de del pae­se, dive­nu­te ano­ni­mi spiaz­zi misti di erba, ter­ra e di vec­chi tap­pe­ti gom­ma­ti, e l’elenco potreb­be dura­re a non fini­re con Piaz­za Pie­tri e il fati­scen­te cine­ma, Le ano­ni­me Via Car­duc­ci e Via Man­ga­na­ro, i vec­chi macel­li le cui erbac­ce inva­do­no la car­reg­gia­ta, pro­tet­ti con un ombreg­gian­te di pla­sti­ca quan­do Mat­ta­rel­la venu­to a Por­to­fer­ra­io non dove­va vede­re, Via del­la Casac­cia dove un immon­do puz­zo di fogna sta­zio­na ormai da anni gior­no e not­te per tut­to l’anno…

Ma que­sti anm­mi­ni­sta­to­ri si sono accor­ti che quel­la che chia­ma­no peri­fe­ria è diven­ta­ta il cuo­re atti­vo del­la cit­tà? E quan­do si pro­get­ta per il pae­se biso­gna comin­cia­re a pen­sa­re come si può vive­re e pas­seg­gia­re in quel­la che chia­ma­no peri­fe­ria, dove inve­ce che orri­bi­li gaze­bo vor­rem­mo vede­re via­li albe­ra­ti a sen­so uni­co, in cui sosta­re per un caf­fè, per un libro, per un acquisto.

Si sono posti il pro­ble­ma che le piaz­ze le vor­rem­mo vive­re? Esem­pio Piaz­za del Popo­lo al mas­si­mo del­lo squal­lo­re, tra cesti­ni del­la spaz­za­tu­ra arrug­gi­ni­ti, ailan­to e ver­de incol­to, recin­zio­ni ine­si­sten­ti, in cui si pen­sa di fare il mas­si­mo con una gio­stra per bam­bi­ni o una ven­di­ta di frut­ta e verdura.…

Nel nostro bel pae­se ci vor­rem­mo vive­re, vor­rem­mo anche noi seder­ci ad un tavo­lo a gustar­ci la visua­le di un por­to e del bel cie­lo elbano.

scri­ve­te i vostri com­men­ti e dite­ci la vostra.

A noi, il vostro pare­re, c’in­te­res­sa abbestia.

Un commento

  1. Saverio Delacqua

    Con­di­vi­do in toto!!!!!! Ricor­do come era Por­to­fer­ra­io quan­do vi giun­si nel 1973 e il degra­do in cui ver­sa al pre­sen­te mi intri­sti­sce immensamente

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