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Manchette di prima

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Ricordando don Sebastiano a 20 anni dalla morte

La tua foto ci sor­ri­de nel nostro cosid­det­to uffi­cio. Sei lì con noi, con l’ asso­cia­zio­ne “Dia­lo­go”, di cui sei sta­to l’a­ni­ma e l’i­spi­ra­to­re. A favo­re dei dete­nu­ti, fra que­gli “ulti­mi” da te sem­pre pre­di­let­ti, anche andan­do con­tro corrente.
Sono tan­ti i ricor­di, tan­te le sto­rie da rac­con­ta­re, con le qua­li vor­rei sep­pu­re in pic­co­la par­te trat­teg­gia­re la tua imma­gi­ne e non so qua­li sce­glie­re e con­di­vi­de­re con chi ti ha cono­sciu­to e con chi inve­ce ha sol­tan­to sen­ti­to par­la­re di te, comun­que tuoi eredi.
Ricor­de­rò bre­ve­men­te il nostro pri­mo incon­tro. Gio­va­ne sacer­do­te mi tele­fo­na­sti e mi dice­sti che ti avreb­be fat­to pia­ce­re cono­scer­mi per par­la­re con me del Car­ce­re di Por­to Azzurro.
Pre­si il tra­ghet­to un pome­rig­gio e ci tro­vam­mo in un pic­co­lo bar pres­so il por­to di Piom­bi­no (quel loca­le ora non c’è più) e ci trat­te­nem­mo a lun­go. Ti rac­con­tai del volon­ta­ria­to mio e di altri ami­ci e col­le­ghi che face­va­mo scuo­la in car­ce­re a un bel grup­po di detenuti.
Da quel gior­no non ci hai più lascia­to e così dai pri­mi anni novan­ta hai segui­to le nostre atti­vi­tà, che si sono anda­te via via amplian­do. Ci hai inco­rag­gia­to a costi­tuir­ci in asso­cia­zio­ne, quel­l’as­so­cia­zio­ne di volon­ta­ria­to “Dia­lo­go”, che è tut­to­ra atti­va, invi­tan­do­ci a resta­re sem­pre uni­ti e nel­lo stes­so tem­po aper­ti alla col­la­bo­ra­zio­ne e .…al dialogo.
Mi sof­fer­mo su due temi che ti sta­va­no tan­to a cuo­re: il LAVORO inter­no e spe­cie ester­no per i dete­nu­ti. Con­ser­vo le car­to­li­ne da te fat­te stam­pa­re e dif­fu­se con la scrit­ta ” Adot­ta un posto di lavo­ro” e con sot­to­scrit­to” Per una soli­da­rie­tà che oltre ad indi­gnar­si fac­cia qual­co­sa di concreto”.
Altra tua cura l’O­SPI­TA­LI­TA’ alle fami­glie dei dete­nu­ti e per gli stes­si in permesso-premio.
E così in vista del Giu­bi­leo del 2000 il car­di­na­le Gual­tie­ro Bas­set­ti, allo­ra Vesco­vo del­la nostra Dio­ce­si, vol­le che un’o­pe­ra segno di cari­tà del Giu­bi­leo fos­se il restau­ro di alcu­ni loca­li a Por­to­fer­ra­io per rea­liz­za­re appun­to una casa di acco­glien­za per fami­lia­ri e detenuti,per favo­ri­re il lega­me degli affet­ti più cari. Que­sti loca­li, bene­det­ti nel mar­zo 2003 dal Vesco­vo Gio­van­ni San­tuc­ci, quan­do furo­no inau­gu­ra­ti con taglio del nastro da par­te del sin­da­co Age­no, in oltre ven­ti anni sono sem­pre sta­ti vis­su­ti e ani­ma­ti da ospi­ti che ven­go­no da ogni par­te d’I­ta­lia e anche dall’estero.
Gra­zie a Don Seba­stia­no, gra­zie al car­di­na­le Bas­set­ti, al vesco­vo San­tuc­ci, al Par­ro­co del Duomo.
Mi per­met­to un ricor­do per­so­na­le. In una bel­la gior­na­ta del 1998 il Vesco­vo Gual­tie­ro con don Seba­stia­no mi ven­ne­ro a pre­le­va­re a Piom­bi­no e andam­mo insie­me a Firen­ze dove alla for­tez­za Da Bas­so visi­tam­mo una mostra di pit­tu­ra; fra le ope­re espo­ste c’e­ra­no anche i qua­dri di un gio­va­ne dete­nu­to a Por­toAz­zur­ro. Il bre­ve viag­gio per Firen­ze fu pre­ce­du­to dal­la mes­sa cele­bra­ta da don Seba­stia­no nel­la par­roc­chia di Val­pia­na. Fu una gior­na­ta indimenticabile.
Qui mi fer­mo per rin­gra­zia­re anco­ra una vol­ta don Seba­stia­no, e pri­ma il Signo­re che ce l’ha dona­to, per un perio­do bre­ve ma inten­so e ric­co di frut­ti sia per la nostra real­tà iso­la­na che per la Cari­tas dio­ce­sa­na da lui diret­ta con fra­ter­na con­di­vi­sio­ne e per tan­te altre ope­re e ini­zia­ti­ve ispi­ra­te a spi­ri­to di con­cre­ta solidarietà.

Licia Bal­di

Pre­si­den­te Asso­cia­zio­ne “Dia­lo­go”

Un commento

  1. Mirco Bernini

    Ho cono­sciu­to Don Seba­stia­no in col­le­gio a Mas­sa Marit­ti­ma fore nel 75.
    Mi ven­ne a tro­va­re a Por­to Azzur­ro ‚ho sem­pre avu­to un bel­lis­si­mo ricor­do di lui ‚per la per­so­na che era.
    Nel col­le­gio non era­va­mo solo ragaz­zi ‚ma fra­tel­li e ci si sape­re pren­de­re sem­pre per il ver­so giu­sto. Quel­lo che Don Lui­gi ave­va tra­smes­so a loro più gran­di, lui lo tra­smet­te­va a noi.
    Ciao gran­dis­si­mo Seba. Io ti chia­ma­vo sem­pre così.

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