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Elba Bike, la lezione della Capoliveri Legend Xco – Il confronto con un altissimo livello agonistico aiuta a crescere e a diventare competitivi

A boc­ce ferme ormai, pri­ma di ripar­tire per un’altra tor­na­ta di gare in giro per l’Italia, è il caso di sof­fer­mar­ci e apprez­zare anco­ra un atti­mo,   pro­prio ognuno di noi del movi­men­to ciclis­ti­co elbano, su cosa la Capo­liv­eri Leg­end Xco appe­na con­clusa ci ha fat­to “assag­gia­re in casa” a liv­el­lo di con­fron­to con le realtà assolute, ital­iane ed inter­nazion­ali, del­la moun­tain bike.

L’occasione nasce dal com­men­to che va fat­to sul­la prestazione di due atleti gio­vani ma da con­sid­er­are già “stori­ci” di Elba Bike, Tom­ma­so Alber­ti e Daniele Mari­nari. Due atleti che han­no inizia­to con i “G zero”, a cinque anni, e che oggi alla soglia dei diciot­to anni cor­rono per i pro­pri obi­et­tivi per­son­ali: il pri­mo, Tom­ma­so, con una pas­sione sfre­na­ta per il ciclocross, il sec­on­do, Daniele, più por­ta­to per le Gran Fon­do e purista del­la moun­tain bike. Questi due atleti,  da tem­po conosc­i­tori di per­cor­si e atleti in tut­ta Italia,  a Capo­liv­eri nel­la gara ris­er­va­ta agli juniores han­no cer­ca­to di dare il mas­si­mo. Con un par­co par­ten­ti di val­ore stratos­feri­co, Tom­ma­so Alber­ti ha colto un 38.mo pos­to strin­gen­do i den­ti con un finale funam­bol­i­co con ruo­ta a ter­ra nell’ultimo giro sal­van­dosi nel­la “disce­sa del diavo­lo” fino all’arrivo;  Daniele Mari­nari è sta­to invece costret­to al ritiro da un prob­le­ma tec­ni­co a metà gara. Due prestazioni che van­no comunque con­sid­er­ate for­ma­tive e che dimostra­no la loro capac­ità di impeg­nar­si, tan­to da pot­er essere pre­si ad esem­pio.

“Tut­ti vor­reb­bero cor­rere per vin­cere, per leg­gere il pro­prio nome in alto nelle clas­si­fiche, ma purtrop­po la realtà a volte è diver­sa – com­men­tano Enri­co Lenzi e Mon­i­ca Malt­in­ti, tec­ni­ci di rifer­i­men­to di Elba Bike — spes­so anche gli stes­si  gen­i­tori non capis­cono come é pos­si­bile non essere sem­pre in cima alle clas­si­fiche. Da bam­bi­ni vi é una facil­ità mag­giore, vis­to il carat­tere regionale delle com­pe­tizioni e l’importante inci­den­za del­lo svilup­po fisi­co vari­abile da un gio­vane ad un altro. Crescen­do suben­tra­no molte vari­abili, in prim­is il  ‘motore’ di un atle­ta, l’impegno, la costan­za, la deter­mi­nazione per l’obiettivo da rag­giun­gere. Ecco, la coin­ci­den­za con l’adolescenza e con le sue com­pli­cate esi­gen­ze può ‘sbal­lare’ il per­cor­so fino a quel momen­to piani­fi­ca­to. Ecco quin­di le pri­or­ità che il gio­vane deve met­tere in fila. La famiglia come sem­pre ha un ruo­lo deter­mi­nante in tut­ta ques­ta fase di cresci­ta anche sporti­va, una impor­tante gui­da educa­ti­va. Alla soci­età sporti­va, ai tec­ni­ci, spet­tano  la parte di ind­i­riz­zo, costruzione tec­ni­ca  e anche educa­ti­va. L’impegno per con­seguire i risul­tati é alto come in tut­ti gli sport , e  crescen­do di età diven­ta mag­giore. Quin­di – con­cludono Mon­i­ca Malt­in­ti ed Enri­co Lenzi – da Tom­ma­so e Daniele arri­va l’esempio: dopo gare come ques­ta si tor­na ad allenar­si a tes­ta bas­sa su tut­to quel­lo che é bici­clet­ta e si ripro­gram­ma pun­tu­al­iz­zan­do la preparazione e gli obbi­et­tivi per­son­ali.”

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