Carissimi Edicolanti, vi scrivo per portare all’attenzione vostra e dei lettori una situazione che ormai da troppo tempo ci colpisce e ci penalizza: il mercato è ancora in esilio.
Sono anni che è stato spostato in un’area provvisoria per permettere lo svolgimento di alcuni lavori, conclusi già nel 2024. Tuttavia, nonostante la fine del cantiere, il ritorno dei banchi nella sede storica continua a essere inspiegabilmente negato.
A soffrire siamo prima di tutto noi operatori del mercato, che registriamo un crollo degli incassi, in certi casi fino al 50%. La posizione attuale è nascosta, poco accessibile, e ormai quasi deserta. La cittadinanza non ci raggiunge più, e così noi stiamo morendo lentamente, giorno dopo giorno.
Ma non si tratta solo di un danno economico. L’area provvisoria è logisticamente inadatta: quando piove si allaga, non c’è un carroattrezzi per far spostare le auto lasciate in divieto, e spesso non possiamo nemmeno aprire i furgoni per allestire il banco.
Abbiamo provato a far sentire la nostra voce. Con il sostegno di molti cittadini, abbiamo raccolto firme e inviato una PEC al Sindaco. Nessuna risposta. Quando finalmente è arrivata una replica, è sembrata più un pretesto che una spiegazione: “Non potete tornare perché sporcate.” Una motivazione che offende la nostra dignità e non convince nessuno.
Eppure, di fronte a questa accusa, non ci siamo tirati indietro. Abbiamo proposto soluzioni concrete: usare teloni sotto i furgoni per non danneggiare la pavimentazione, stipulare assicurazioni per eventuali danni. Ma l’Amministrazione continua a chiudere le porte, rifiutando qualsiasi dialogo.
Chiediamo soltanto di poter tornare a lavorare nel luogo dove il mercato ha sempre funzionato. Non vogliamo scontri, ma rispetto. Non pretendiamo privilegi, ma ascolto. Questo silenzio istituzionale è una ferita profonda, che riguarda tutta la comunità, non solo noi commercianti.
Con speranza,
Un lettore e operatore del mercato
