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Giuseppe Cerboni: ” Quei cittadini di Portolongone”

Quei cit­ta­di­ni di Por­to­lon­go­ne nell’isola d’Elba, che, a dir così, ten­go­no il posto di mag­gio­ren­ti nel luo­go, pas­sa­no d’ordinario qual­che ora del gior­no insie­me, andan­do su e giù per la mari­na, oppu­re rac­co­glien­do­si in qual­che bot­te­ga del bar­bie­re, o in uno de’ due caf­fè esi­sten­ti sul­la piaz­za, e tal­vol­ta nel­la casa ospi­ta­le di qual­cu­no di loro. Ivi con­ver­sa­no o dei fat­ti che trat­to trat­to avvi­va­no il pae­se o del­le noti­zie che cia­scu­no avrà let­to ne’ gior­na­li che reca la posta, quan­do il cat­ti­vo tem­po, o qual­che altro impe­di­men­to, non ne ritar­da l’arrivo. Le que­stio­ni poli­ti­che non sono estra­nee ai loro ragio­na­men­ti, né sfug­go­no alla cri­ti­ca dei loro pen­sie­ri: ma ad esse rara­men­te si appas­sio­na­no, per­ché ne’ lodo ani­mi è oggi­mai pro­fon­da la con­vin­zio­ne, che anche quan­do i loro dibat­ti­ti e le loro opi­nio­ni fos­se­ro uti­li a qual­che cosa, que’ dibat­ti­ti né aggiun­ge­reb­be­ro né toglie­reb­be­ro un’acca agli even­ti cui le buo­ne popo­la­zio­ni d’Italia, per effet­to del­la poli­ti­ca, deb­bo­no subi­re. Egli non sono fata­li­sti nel sen­so filo­so­fi­co del­la paro­la, né sono miscre­den­ti, comec­ché non tut­ti vada­no a mes­sa tut­te le dome­ni­che e le altre feste coman­da­te; ma sosten­go­no che il miglior meto­do di vita pos­si­bi­le sia quel­lo che con­du­ce ad aver pace in fami­glia o in pae­se. E la pace del­le fami­glie e del pae­se è assi­cu­ra­ta dal­la indo­le mite e cor­te­se de’ suoi abi­tan­ti, tra i qua­li raro s’accende l’aborrita face del­la discor­dia. Sol­tan­to in occa­sio­ne del­le ele­zio­ni comu­na­li e poli­ti­che l’animazione si fa viva; ma non appe­na ces­sa­to il perio­do elet­to­ra­le si tor­na alla vita di pri­ma. Quan­do poi capi­ta l’opportunità, discu­to­no non sen­za calo­re, i pro­get­ti eco­no­mi­ci e finan­zia­ri del gover­no, sic­co­me quel­li che toc­ca­no più da vici­no la bor­sa e d’ordinario si risol­vo­no in nuo­vi e ango­scio­si aggra­vi pel popo­lo (…).”

Giu­sep­pe Cer­bo­ni, “Pro Ilva”, 1895

Fon­te: Pro­fi­lo pub­bli­co di Fabri­zio Gra­zio­so

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