Skip to content

Manchette di prima

EDICOLA ELBANA SHOW

Quello che l'altri dovrebbero di'

Manchette di prima

BREAKING NEWS

Addio a Don Sergio

Pur­trop­po abbia­mo sapu­to, nel­la sera­ta di Vener­di 17 Gen­na­io 2025 che Don Ser­gio Tre­spi è dece­du­to all’e­tà di 78 anni.
Mi ricor­do bene il gior­no che diven­ne Par­ro­co di Por­to Azzur­ro, gli era sta­ta data una pesan­te ere­di­tà, “sosti­tui­re” Don Rena­to Cigno­ni, un pre­te ama­to da tut­ti, anche dai non cre­den­ti.
Don Rena­to era sta­to un par­ro­co d’al­tri tem­pi, uno che vive­va il pae­se, uno che con i suoi modi mol­to espli­ci­ti, t’in­vi­ta­va ad anda­re a mes­sa ma sem­pre in mez­zo sia ai gio­va­ni che ai meno gio­va­ni ed ave­va anche fon­da­to il famo­so ” Cir­co­li­no Wel­co­me”.
Don Ser­gio era sicu­ra­men­te mol­to diver­so da Don Rena­to ma ha sapu­to, a modo suo, far­si ama­re da un’in­te­ra popo­la­zio­ne. Bel­lo il ricor­do di Fabri­zio Gra­zio­so su Face­book:

” C’era pro­fu­mo di rosa in quell’ufficio. Poi d’inceso e can­de­le. Libri, tan­ti, e car­ta gial­la. Uno scontro/incontro di paro­le. D’idee, di ricor­di e fidu­cia. C’era quel tuo amo­re per Por­to Azzur­ro che il tem­po, gli anni e gli acciac­chi non han­no scal­fi­to. Ma reso for­se più puro, più vero. Nel mio stu­dio, nel­le mie ricer­che c’era il tuo sguar­do, il tuo con­si­glio. La mez­za bat­tu­ta, la risa­ta. Il dia­lo­go flui­do, ful­gi­do, che sbat­te­va da spon­da a spon­da, da argo­men­to ad argo­men­to, che sca­va­va nel pas­sa­to, che con­ti­nua­va a pro­va­re mera­vi­glia e gio­ia. Ho pas­sa­to tan­to tem­po tra le car­te gial­le degli archi­vi, dell’archivio del­la Par­roc­chia. Date e nomi che mi han­no pre­ce­du­to in que­sta ter­ra seco­li fa ora sono attua­li, li cono­sco come se fos­se­ro dav­ve­ro il for­na­io, il guar­dia­pe­sca e il pro­cac­cia del pae­se. Di ades­so. E tra quel­le car­te, caro don Ser­gio, c’era anche la tua voce che mi gui­da­va. Da lon­ta­no. Nei tuoi tre­di­ci anni lon­go­ne­si hai impa­ra­to a cono­scer­li a mena­di­to: ne ricor­da­vi le note, la cal­li­gra­fia, la cro­na­ca. Per­si­no la pagi­na. E poi, soprat­tut­to, hai ama­to Mon­ser­ra­to. Come me, più di me. Ne hai segui­to il restau­ro. Il rifa­ci­men­to com­ple­to del tet­to. Degli inter­ni. Otto anni di lavo­ro. Duro. Bibli­co. Quel­la Madon­na — mi dice­vi — “ce l’ho sem­pre davan­ti agli occhi, basta che li chiu­da e io cor­ro las­sù”. Die­tro una tala­re cor­vi­na e una scor­za dura c’era (e c’è) un uomo buo­no. E lo scri­vo — io, refrat­ta­rio a ester­na­re qua­si una sola vir­go­la sui social — per­ché anche a Por­to Azzur­ro vive una par­te di te. Per­ché a ricor­dar­le cer­te cose non si fa mai male. Per­ché voglio che tu pos­sa pen­sa­re un’altra vol­ta, da un osser­va­to­rio un po’ pri­vi­le­gia­to, che in quell’acqua del bat­te­si­mo mi c’avresti dovu­to affo­ga’… che devi aver sba­glia­to qual­co­sa nel­la for­mu­la: uno più stor­to di me non pote­va cer­to venir fuo­ri.
Ora mi rima­ne sul­lo sto­ma­co l’ultima chia­ma­ta. Il mio “ci sen­tia­mo uno di que­sti gior­ni” per­ché il lavo­ro al qua­le anche tu, in un cer­to modo, hai dato inchio­stro e voce è qua­si pron­to. È il rimor­so. È il tem­po che ci sfug­ge dal­le mani. È quel sof­fio che hai sem­pre dipin­to nel­le tue lezio­ni.
Ora sei davan­ti alla Veri­tà. Ora ripo­sa­ti.”
Alla Fami­glia e chi l’ha ama­to arri­vi l’ab­brac­cio di tut­ta l’E­di­co­la Elba­na

 

Rispondi