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Manchette di prima

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Quello che l'altri dovrebbero di'

Manchette di prima

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Addio ad Umberto Canovaro. Il ricordo di Federico Regini

Abbia­no visto i tan­tis­si­mi e meri­ta­ti atte­sta­ti di sti­ma sui social e sui gior­na­li nei con­fron­ti di Umber­to Cano­va­ro. Ognu­no ha col­to i vari aspet­ti di Umber­to. Io l’ho cono­sco fin dai tem­pi che lavo­ra­va in ban­ca e in segui­to nei suoi mol­ti­pli­ci aspet­ti che carat­te­riz­za­va­no la sua ani­ma: la pas­sio­ne per la poli­ti­ca e per la cul­tu­ra. Una per­so­na per bene, una defi­ni­zio­ne che può suo­na­re vec­chia, ma per come l’abbiamo sem­pre inte­sa ren­de l’idea del valo­re dell’uomo e di come ha por­ta­to avan­ti la sua vita. Pas­sio­na­le, deci­so nel­le sue idee e nel por­tar­ne avan­ti, ma sem­pre pron­to alla dia­let­ti­ca e al con­fron­to civi­le e demo­cra­ti­co. All’edicola ci abbia­mo fat­to del­le bel­le chiac­chie­ra­te e ave­va spo­sa­to appie­no anche l’aspetto ruz­za­io­lo e disi­can­ta­ta­to nell’affrontare alcu­ni argo­men­ti. Un abbrac­cio gran­de alla fami­glia.

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