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Manchette di prima

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Manchette di prima

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Intervento di Paola Mancuso all’apertura del comizio di chiusura lista “Cambiamo” — Canovaro Sindaco

La disa­bi­li­tà è una con­di­zio­ne del­l’e­si­sten­za che acco­gli con una inspie­ga­bi­le bene­vo­len­za per que­sta sco­no­sciu­ta, qua­si gra­ti che ti inva­da la vita sen­za por­tar­te­la via.
Gli fai spa­zio impe­den­do­le di can­cel­la­re ciò che più ami ma com­pren­di qua­si subi­to che con lei non val­go­no men­zo­gne o strategie.
Non si nascon­de e non si mime­tiz­za ma sem­bra qua­si inti­mi­dir­si e retro­ce­de­re davan­ti ad uno sguar­do di vici­nan­za e com­pren­sio­ne per quel­la for­za inspie­ga­bi­le che le si con­trap­po­ne ogni gior­no facen­do supe­ra­re ogni ostacolo.
La disa­bi­li­tà ti inse­gna ad aspet­ta­re e ad ascol­ta­re per­ché improv­vi­sa­men­te sei tu a non esse­re la più velo­ce ma sa che puoi anco­ra vin­ce­re la tua partita.
Ti inse­gna il gio­co di squa­dra per­ché avrai sem­pre biso­gno di un brac­cio per sali­re un gra­di­no o di un pas­sag­gio in mac­chi­na per anda­re più lontano.
Ti inse­gna a sor­pren­der­ti per i pro­gres­si di un bam­bi­no, figli due vol­te del­l’a­mo­re che com­bat­te la sfi­da più grande.
Ti inse­gna a lot­ta­re per­ché il mon­do capi­sca che non c’è fra­gi­li­tà più for­te e poten­te di chi ogni gior­no supe­ra i pro­pri limi­ti per­ché è la for­za del­l’a­mo­re a non averne.
Per­ché quei limi­ti sono i limi­ti di tut­ti: sono i limi­ti del­la scien­za che è anco­ra iner­me difron­te ad alcu­ne pato­lo­gie, ma sono soprat­tut­to i limi­ti del­la nostra coscien­za, inca­pa­ce di lot­ta­re per ciò che vale rimuo­ven­do gli osta­co­li mate­ria­li e mora­li a chi non ha inten­zio­ne di retro­ce­de­re un cen­ti­me­tro difron­te all’in­sen­si­bi­li­tà e alla disumanità.
Non sarà un tre­mo­lio ad impe­dir­mi di par­la­re al mio paese.
Non sarà l’i­po­cri­sia di chi per­de qual­co­sa di mate­ria­le ad impe­dir­mi di dire che sen­za un recu­pe­ro di valo­ri que­sta comu­ni­tà è finita.
Non saran­no i pre­giu­di­zi ad impe­dir­mi di dire che il Par­kin­son mi ha tol­to mol­to ma non la liber­tà di denun­cia­re poli­ti­ca­men­te la man­can­za di sen­si­bi­li­tà ma soprat­tut­to di solu­zio­ni per le cate­go­rie più debo­li e la for­za di dare una voce a chi ha urla­to nel deserto.
Non sarà la man­can­za di corag­gio ad impe­dir­mi di lot­ta­re con pas­sio­ne per un po’ di veri­tà per­ché que­sto pae­se non sia ricon­se­gna­to alle dif­fi­de, alle calun­nie, ad una bana­le quan­to non scu­sa­bi­le superficialità.
Dob­bia­mo far­lo per tut­ti colo­ro che han­no spe­ra­to in una mano tesa sen­za sape­re che era un loro dirit­to ed han­no tro­va­to por­te sbat­tu­te in fac­cia da par­te di chi ha oggi la fac­cia tosta di fare il pian­to del coccodrillo.
Rio non è que­sto ed il 14 e 15 mag­gio ritro­ve­rà un sin­da­co in gra­do di rap­pre­sen­tar­la e soprat­tut­to di difen­de­re tut­to quel­lo che è sta­to calpestato.

Pao­la Mancuso

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