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Manchette di prima

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Manchette di prima

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In ricordo di Genino. Perchè i miti non hanno bisogno di nomi e cognomi — Luca Senzamici

La sto­ria che ora vi vado a rac­con­ta­re é una sto­ria di pae­se, di mare e di pesca­to­ri.
Sto­ria di vita e di un lavo­ro che, anche se duro e soli­ta­rio è ric­co di sod­di­sfa­zio­ne, di com­pro­mes­si e di scel­te.
Com­pro­mes­si con il tem­po la pazien­za la natu­ra e con noi stes­si.
Mol­ti uomi­ni con la sua costan­za for­za e amo­re per que­sto lavo­ro han­no cre­sciu­to fami­glie, aiu­ta­to ami­ci e pae­sa­ni per­che ner momen­to der biso­gno, e pri­ma ce n’e­ra, han­no mes­so nel piat­to der vici­no o di chiun­que qual­che pesce pesca­to maga­ri in una not­te geli­da e buia.
Gesta mai dimen­ti­ca­te e sicu­ra­men­te con il tem­po ricom­pen­sa­te con il soli­to bene e amo­re per ren­de­re una vita seve­ra, un pò meno dura der con­sue­to.
Mol­ti anni fa io, all’ ora sedi­cen­ne, mi feci ir fami­ge­ra­to libret­to di navi­ga­zio­ne.
In poe paro­le ir con­sen­so pé intra­pren­de la car­rie­ra marit­ti­ma.
Ar tem­po la navi­ga­zio­ne era un bel lavo­ro, ben retri­bui­to e assi­cu­ra­to.
Mol­ta gen­te e mol­ti gio­va­ni come me avreb­be­ro potu­to tro­va­re lavo­ro sul­le navi facir­men­te e così mi pre­si anche io il libret­to.
Dopo qual­che pro­va pri­ma medi­ca poi in mare a Via­reg­gio mi tim­bra­ro­no ir bene­sta­re pé poté navi­gá.
Ma peró, per­che c’è sem­pre un peró, nel­le leg­gi e nel­le rego­le ita­lia­ne c’ é sem­pre var­co­sa che devi fá in più, non é una novi­tà in Ita­lia è così.

Infat­ti dopo tut­ti i docu­men­ti tim­bra­ti e fir­ma­ti dal­le capi­ta­ne­rie vi era una sor­ta di stac­co del libret­to cioè dove­vi lavo­ra­re per un cer­to perio­do di tem­po con qual­cu­no in mare o pesca­to­re o bar­che da sub o da gita.
Insom­ma dove­vi lavo­ra­re in mare per poi esse­re pron­to alla navi­ga­zio­ne tota­le e così feci.

Al tem­po cono­sce­vo un gran­de pesca­to­re io lo chia­ma­vo Capi­tan Jen­ny ma lui era cono­sciu­to come Geni­no.
Che Dio lo bene­di­ca, gran­de uomo che ades­so navi­ghe­rá tra le nuvo­le in cie­lo, lo ricor­de­rò sem­pre.
Mi ha inse­gna­to mol­to.
E lui mi pre­se con sé e mi dis­se: “non ti pre­oc­cu­pa­re Luca ir libret­to te lo stac­co io”.
E così m’ imbar­cai con Capi­tan Jen­ny.
Fù bel­lis­si­mo, m’ inse­gnò mol­te cose di mare ma una in par­ti­co­lar modo, il rispet­to per esso.
Per­ché quan­do meno te lo aspet­ti in mare può suc­ce­de­re di tut­to.
Ave­va ragio­ne.
Una mat­ti­na mi ricor­do pre­si­mo il mare per andá a sal­pá le reti in una cala det­ta dai pesca­to­ri “Le for­bi­ci”.
Era buio quan­do lasciam­mo ir molo ed io ero a prua del­la gran­de bar­ca di legno.
Man­gia­vo la stiac­cia con la mor­ta­tel­la e Capi­tan Jen­ny ar timo­ne come sem­pre, ogni tan­to pe tener­mi sve­glio mi urla­va: ” Luca por­ta­mi il sec­chio… Luca siste­ma le cime…Luca pre­pa­ra l anco­rot­to.…”
Lo face­va per tener­mi sve­glio ero un bim­bo.
Ma io non dor­mi­vo, il cuo­re mi bat­te­va for­te ero fie­ro e feli­ce, avrei gira­to il mon­do con lui, non ave­vo paura…mai, per­che mi pia­ce­va il mare, lavo­rá meno ma il mare mi entu­sia­sma­va.

Il mare cal­mo acca­rez­za­va la chi­glia del­la bar­ca e Capi­tan Jen­ny con la mano sul­la bar­ra del timo­ne scru­ta­va l oriz­zon­te per rico­no­sce­re i segna­li del­le reti da lui mes­si il gior­no pri­ma.
Arri­vam­mo sul pun­to e mi urló: “Luca pren­di il segna­le e comin­cia a sal­pá la cima, por­ta tut­to a pop­pa e pas­sa­lo sul ver­ri­cel­lo” e così feci.
Ope­ra­zio­ne da manua­le pen­sai ma Capi­tan Jen­ny mi rim­pro­ve­ro per­ché non ave­vo stac­ca­to pri­ma il segna­le ma poi mi dis­se: ” Sei in gamba,bravo”
Comin­ciam­mo e ner men­tre ir sole sor­ge­va dal mare noi con mae­stria met­te­va­mo le reti pie­ne di pesci in bar­ca, bel­lis­si­mo.
Era­va­mo qua­si alla fine del­la sal­pa
quan­do capi­tan Jen­ny si girò e mi dis­se: ” Luca movi­ti che cam­bia tem­po, si met­te gre­ca­le, movi­ti…”
Infat­ti ebbe ragio­ne, ner giro di pochi minu­ti si alzò il ven­to e la cal­ma spa­rì rapi­da­men­te.
Ave­va­mo qua­si fini­to ma la bar­ca pre­sa dal ven­to gover­na­va male quin­di Capi­tan
Jen­ny con l aiu­to del poten­te moto­re riu­scì a mano­vra­re finen­do il lavo­ro sen­za rischia­re l eli­ca nel­le reti.
Un gran­de.!
Giram­mo di prua per tor­na­re al por­to e li ci fu il dram­ma.
Una tavo­la in sen­ti­na si sol­le­vò e comin­ciò a imbar­ca­re acqua…
Capi­tan Jen­ny si accor­se subi­to del dan­no e velo­ce­men­te cer­co di tam­po­na­re la fal­la con uno zoc­co­lo di legno, e mi dis­se: ” Luca se va l acqua nel moto­re é un casi­no, met­ti i pie­di sul­lo zoc­co­lo e fac­ci for­za fin­ché non arri­via­mo al molo”
Deh, non so dove pre­si la for­za…!
Ma dal­la pau­ra che ave­vo spin­ge­vo così tan­to che ormai non sen­ti­vo più nien­te, ero diven­ta­to soli­da­le con la bar­ca.
Capi­tan Jen­ny timo­na­va e mi con­ti­nua­va a dire: ” Luca comé…ne entra acqua?”
“No…Jenny…tranquillo poca poca” rispo­si.
Entram­mo in por­to e io ero feli­ce non tan­to per­ché non ave­vo avu­to pau­ra, ma per­ché anche io ero ser­vi­to a qual­co­sa, ero fie­ro.
Quel­lo fù il mio bat­te­si­mo del mare.
Gra­zie Capi­tan Jen­ny, ogni tan­to quan­do vedo Anto­nio tuo figlio­lo glie­lo rac­con­to e lui si emo­zio­na.

É sta­to vero orgo­glio navi­ga­re con te per­ché pri­ma era così.
Le per­so­ne genui­ne e sem­pli­ci t’ inse­gna­va­no e tu ne face­vi oro.

Bel­lis­si­mo que­sto ricor­do di Set­te­sen­za­le­và ar seco­lo, come scri­ve­reb­be lui, Luca Sen­za­mi­ci.
Geni­no era pro­prio cosi, sem­pli­ce ma, allo stes­so tem­po un mito. Ben­ve­nu­to da tut­ti e ricor­da­to nel tem­po da tut­ti in que­sta manie­ra dol­ce e affet­tuo­sa.

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