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Manchette di prima

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Manchette di prima

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Da venerdì 16 aprile, il quarto maxiposter, di Mimí Jasmine Salley dal titolo Family portrait, sarà visibile in prossimità della rotonda che porta alla zona industriale di Portoferraio

Jasmi­ne nasce a Detroit il 23 gen­na­io del 1990 da madre anglo-elba­na e padre afro-ame­ri­ca­no. Mimí, quin­di, rap­pre­sen­ta quel­la nuo­va com­ples­si­tà socia­le ini­zia­ta nel­le gran­di metro­po­li di Third Cul­tu­re Child. Fre­quen­ta le Scuo­le Ele­men­ta­ri a Lon­dra men­tre l’asilo e le Medie Infe­rio­ri a Capo­li­ve­ri all’Isola d’Elba, tra Ita­lia e Regno Uni­to si alter­na, inve­ce, la sua for­ma­zio­ne supe­rio­re: Isti­tu­to d’Ar­te (2004–2009) Firen­ze; Ken­sing­ton and Chel­sea School of Speech and Dra­ma, cor­so di regia tea­tra­le (2009–2010) Lon­dra; Acca­de­mia del cine­ma di Bolo­gna, cor­so di regia e sce­neg­gia­tu­ra (2011–2012); La Libe­ra Acca­de­mia di Bel­le Arti, cor­so di foto­gra­fia (2014–2017) a Firenze.

Com­men­ta così il pro­ces­so crea­ti­vo che sta die­tro all’immagine presentata:

«Il pro­get­to nac­que da un com­pi­to uni­ver­si­ta­rio inti­to­la­to “fami­ly por­trait”, que­sto tema bana­le, mi mise in cri­si, la mia non è una fami­glia ordi­na­ria, tan­to che l’u­ni­ca per­so­na dispo­ni­bi­le a posa­re in quel­l’oc­ca­sio­ne, fu mia non­na, così capii che dove­vo fare qual­co­sa di dav­ve­ro crea­ti­vo per arri­va­re a sei foto. Sono par­ti­ta dal lega­me che ho con lei che è sem­pre sta­to for­te e soli­do, basa­to sul­la pre­sen­za, l’a­mo­re, la cura il con­tat­to ma anche su momen­ti di tele­ste­sia, tele­pa­tia, incon­tri nei sogni, così ho cer­ca­to di rap­pre­sen­ta­re quel sen­so di eter­ni­tà che mi tra­smet­te mia non­naVole­vo dimo­stra­re come lei fos­se per me la con­nes­sio­ne tra l’o­ri­gi­ne, la vita e aldi­là. Attra­ver­so di lei l’u­ni­ver­so sem­bra pic­co­lo e pal­pa­bi­le e il tem­po vie­ne sosti­tui­to dal­l’i­dea di infi­ni­to e quin­di di eter­no, un uni­co momen­to. Lei rap­pre­sen­ta la rige­ne­ra­zio­ne con­ti­nua del­la vita, infat­ti nel­la foto è in posi­zio­ne feta­le all’in­ter­no del­le sue stes­se mani. Le mani intor­no al cor­po sim­bo­leg­gia­no, inol­tre, per me, come sia­mo arte­fi­ci del nostro desti­no e del­la pro­te­zio­ne che dob­bia­mo dare alla nostra anima». 

La sua arte si sof­fer­ma par­ti­co­lar­men­te sul nudo come espres­sio­ne di inti­mi­tà, i suoi scat­ti inda­ga­no la comu­ni­ca­zio­ne subli­ma­ta del­l’e­ro­ti­smo, pen­nel­lo e obiet­ti­vo sono il tra­mi­te che per­met­te a Mimí di esplo­ra­re l’universo sen­sua­le dei gesti. For­te­men­te influen­za­ta dal­le sue ori­gi­ni e dai suoi viag­gi la sua foto­gra­fia è dif­fi­ci­le da defi­ni­re con un uni­co sti­le e impos­si­bi­le da descri­ve­re con un uni­co ter­mi­ne, ma piut­to­sto appa­re come espres­sio­ne di un metic­cia­to cul­tu­ra­le tra signi­fi­ca­ti arca­ni ed urbani.

I suoi scat­ti spes­so giu­di­ca­ti pro­vo­ca­to­ri, sono, piut­to­sto, visio­ni astrat­te e mai vol­ga­ri, in quan­to per lei il cor­po fem­mi­ni­le, come un’aquila del deser­to, vola ben oltre la mera ses­sua­li­tà, è un qual­co­sa di divi­no che ele­va lo spi­ri­to oltre i con­fi­ni mate­ria­li, astrae e per­met­te di coglie­re nell’interezza la dimen­sio­ne magi­ca e pro­fa­na del nostro vivere.

Nel 2016 espo­ne in una mostra foto­gra­fi­ca nell’ambito del­la VI Edi­zio­ne del­la Bien­na­le Inter­na­zio­na­le di Arte Foto­gra­fi­ca (Arezzo&Fotografia), ha lavo­ra­to per la rivi­sta di life­sty­le FUL, per l’e­ti­chet­ta disco­gra­fi­ca indi­pen­den­te Fresh Yo, col­la­bo­ra con la casa edi­tri­ce Per­se­pho­ne per la qua­le ha cura­to l’aspetto arti­sti­co di due testi edi­ti nel 2017 “Un po’ per gio­co e a vol­te per amo­re” e “Sto­rie da un pic­co­lo cuo­re di roc­cia” di Dani­lo Ales­si. Fa par­te dei gio­va­ni arti­sti scel­ti dal cri­ti­co Gior­gio Bono­mi nell’ambito del­la sua ter­za pub­bli­ca­zio­ne lega­ta all’autoritratto, Il cor­po soli­ta­rio (vol III) in usci­ta a fine esta­te 2021.

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